Le promesse di Macron per 10 miliardi preoccupano Bruxelles

by Anna Maria Merlo * | 12 Dicembre 2018 8:39

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La Ue e la Germania preoccupate per i deficit, l’equilibrismo dei conti del governo. Censura dell’opposizione di sinistra

PARIGI. Non c’è solo una maggioranza di gilet gialli, assieme all’opposizione di sinistra che ieri ha presentato una mozione di censura del governo, ad essere insoddisfatta degli impegni presi da Emmanuel Macron in tv lunedì sera nel tentativo di spegnere l’incendio della rivolta. Anche a Bruxelles (e a Berlino) guardano con preoccupazione verso Parigi.

Macron ha messo sul tavolo 10 miliardi di euro: una cifra che farebbe schizzare al 3,4% il deficit francese, anche se ieri il ministro del Tesoro ha affermato che il deficit si fermerà al 2,5% (grazie a un equilibrismo contabile che riguarda il calcolo di sgravi alle imprese e il debito delle ferrovie). Per il momento non ci sono reazioni ufficiali da Bruxelles, mentre a Berlino sono partiti alla carica i giornali, che accusano la Francia di non smentirsi mai e di non rispettare gli impegni (per Die Welt, la Francia rischia di finire «in terza categoria», come l’Italia).

IL PRIMO MINISTRO, Edouard Philippe, che ieri è andato all’Assemblea a spiegare la mezza svolta di Macron, assicura che «non c’è accelerazione né aumento della spesa pubblica». Comunque, la strada per rispondere al grande malessere che è esploso con le manifestazioni dei gilet gialli sarà lunga: ieri Philippe ha affermato che il governo sta «preparando uno choc fiscale sul lavoro». La filosofia di fondo è sempre la stessa, fare in modo che il lavoro paghi. In prospettiva potrebbe esserci nel 2020 il «reddito universale di attività», di cui Macron aveva parlato in campagna elettorale e che era rispuntato nel «piano povertà» presentato lo scorso settembre. Non è da confondere con un reddito di cittadinanza, ma si tratta della fusione di tutte le prestazioni sociali, a cominciare dai dieci «minimi sociali» che esistono attualmente e che sono versati a 4,8 milioni di persone. La fusione andrebbe dal Rsa (reddito di solidarietà attiva, per chi non ha nessun reddito: 10,4 miliardi stanziati dallo stato) alle Apl (assegni personalizzati per la casa, dove lo stato mette circa 20 miliardi l’anno).

LE MISURE PRESENTATE da Macron di fronte a un’audience record (23 milioni) sono state bene accolte, anche se giudicate nel complesso ancora insufficienti (secondo un sondaggio, il 61% dei francesi approva l’aumento del premio di attività per chi ha il salario minimo; il 70% l’annullamento della tassa Csg per i pensionati fino a 2mila euro; addirittura l’85% la defiscalizzazione degli straordinari, la vecchia legge di Sarkozy tornata in auge). Restano nel vago, invece, le promesse di lotta all’evasione fiscale, di far pagare i grandi manager che lavorano in Francia o di tassare le grandi multinazionali (una battaglia che la Francia ha in parte perso a Bruxelles, per le resistenze tedesche dovute al timore di ritorsioni Usa sui dazi all’import di auto). Macron non ha ceduto sulla patrimoniale, i più ricchi sono esclusi da qualsiasi sforzo.

L’INTERVENTO DI MACRON in tv è una svolta rispetto al movimento dei gilet gialli? Se svolta c’è, riguarda solo, con moderazione, l’immagine del presidente, di cui i gilet gialli non hanno smesso di chiedere la testa. Per il 58% è stato «chiaro», per il 49% ha «capito le preoccupazioni». Ma il 59% non è stato convinto dalle sue proposte. Il 54% vuole che il movimento continui. Resta sul fondo il cumulo di frustrazioni per una qualità della vita che peggiora sempre di più, ma Macron è riuscito almeno a far passare l’idea che non è del tutto indifferente alla sorte dei cittadini.

Chi invece si è sentito proprio tagliato fuori dall’intervento di Macron sono i liceali. Non sono mai stati nominati, mentre da settimane accanto ai gilet gialli c’è anche un movimento nei licei (un po’ anche nelle università). Ieri, il sindacato Unl aveva promesso un «martedì nero». Più di 450 licei erano in agitazione, 60 bloccati, ci sono state manifestazioni in varie città, a Parigi il corteo è finito con i liceali in ginocchio con le mani in testa (evocazione della repressione a Mantes-la-Jolie) con la partecipazione degli insegnanti: la protesta riguarda la riforma dei licei e ParcourSup, il sistema di iscrizione all’università. Anche i liceali, come i gilet gialli, temono l’abbandono delle zone periferiche del paese.

E PER SABATO SI PREPARA l’atto V della protesta dei gilet, anche se l’ala moderata del movimento chiede una «pausa».

* Fonte: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO[1]

photo: Thomas Bresson [CC BY 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/4.0)]

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