Il Comune di Iglesias raddoppia le bombe Rwm, ma i sardi dicono no
CAGLIARI. «Presidente Pigliaru, lo sa che il comune di Iglesias ha autorizzato l’ampliamento-raddoppio della produzione delle bombe Rwm nel suo territorio?». La domanda campeggiava su un manifesto, l’altro ieri a Cagliari, durante il sit-in organizzato dalle associazioni pacifiste e antimilitariste sarde davanti al palazzo della Regione Sardegna.
Gli attivisti hanno protestato contro la delibera del comune di Iglesias e hanno chiesto che la giunta regionale si impegni nella riconversione su produzioni non più militari della Rwm di Domusnovas, lo stabilimento dove si fabbricano i micidiali ordigni che l’aviazione di re Salman Al Saud utilizza nella guerra in Yemen.
Una delegazione composta da Angelo Cremone (Sardegna pulita), Dina Raggio (Cagliari social forum) e Salvatore Drago (Usb) è stata ricevuta dal direttore generale della presidenza della Regione, Alessandro De Martini. «Abbiamo chiesto – ha spiegato Cremone – che l’esecutivo regionale si impegni a revocare l’ampliamento degli impianti di Domusnovas». La delegazione ha anche rinnovato la richiesta di un incontro diretto con il presidente Pigliaru.
«È impressionante – ha detto Cremone – tutta questa indifferenza rispetto alla questione Rwm. Siamo stati ricevuti da un funzionario. Pigliaru ci spieghi di persona che cosa vuole fare». La manifestazione di Cagliari segue quella che si è tenuta a Roma lo scorso 7 novembre davanti al Quirinale.
Al presidente della Repubblica Sergio Mattarella era stato consegnato in quella occasione un appello in cui si leggeva: «Noi sardi ci rifiutiamo di rimanere indifferenti davanti ai crimini e al massacro di gente inerme, donne e bambini yemeniti, causato anche dalla fornitura all’Arabia saudita delle micidiali bombe prodotte nella nostra isola. La Costituzione e i trattati internazionali non sono rispettati. Così come non viene rispettata la legge 185/1990 che vieta le esportazioni di armamenti verso paesi in guerra; e l’Arabia saudita è un paese in guerra, visto ciò che nello Yemen accade sotto gli occhi di tutto il mondo. Evidentemente, però, per l’esecutivo presieduto da Conte la Costituzione e la legge non hanno alcun valore».
«Il parlamento europeo si è pronunciato più volte per il blocco della fornitura di armamenti ai sauditi – continuava l’appello – Ma il governo italiano (quello attuale come i precedenti) continua a non intervenire». La questione Rwm entra anche nella campagna elettorale per le elezioni regionali sarde del prossimo febbraio.
A Massimo Zedda, il sindaco di Cagliari ex Sel scelto dal centrosinistra come candidato presidente, le associazioni pacifiste chiedono di inserire nel proprio programma elettorale un «no» netto al raddoppio degli impianti di Domusnovas e un «sì» altrettanto inequivocabile alla riconversione dello stabilimento.
Pochi giorni fa la cancelliera tedesca Merkel ha deciso il divieto dell’esportazione di armi all’Arabia saudita finché non sarà chiarito il caso Khashoggi, il giornalista saudita ucciso nell’ambasciata del regno wahhabita a Istanbul lo scorso 2 ottobre. Ma la decisione del governo tedesco non si applica alle filiali estere del gigante degli armamenti attive in varie parti del mondo.
Tra queste quella italiana a Domusnovas. Sarebbe il governo di Roma a dover intervenire in proposito, proibendo l’esportazione. Ed è esattamente questo che le associazioni pacifiste chiedono. Tanto più che l’export di armi Rwm dalla Sardegna è in aumento. A giugno, con l’esecutivo Conte già in carica, sono state esportate bombe per un valore che supera i dieci milioni di euro. E con l’autorizzazione all’ampliamento dello stabilimento concessa dal comune di Iglesias, il business raddoppierà.
* Fonte: Costantino Cossu, IL MANIFESTO
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