Midterm, un voto preso assai sul serio dai giovani. Il cambiamento è già in atto

Midterm, un voto preso assai sul serio dai giovani. Il cambiamento è già in atto

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Il risultato del voto di midterm si saprà troppo tardi per noi che chiudiamo il giornale mentre le urne sono ancora aperte, e l’unico dato certo al momento è che questa tornata elettorale è stata la più seguita e intensa della storia americana recente [I risultati dicono che si è verificata un’incontestabile vittoria democratica, con la maggioranza presa alla Camera, ma i repubblicani non sono crollati, mantenendo il controllo del Senato, Ndr].

«Ho visto gruppi di ragazzi giovanissimi, evidentemente al primo voto, che si facevano i selfie davanti al seggio. Non ho mai visto una cosa del genere qui» racconta Pamela Serena, residente in Florida a Boca Radon, e una cartolina simile arriva anche dal New Jersey, dove il sindaco democratico Domenick Stampone corre per il quarto mandato: «All’esterno del comune di Paterson c’erano giovanissimi che scandivano “vota per me perché io non posso!”. Hanno preso incredibilmente sul serio queste elezioni».

Gli Usa sono arrivati alle urne in uno stato di tensione generalizzata. «Stavolta c’è molto in gioco, che va oltre all’esprimere una preferenza politica – spiega Samuel Drazen, ricercatore di psicologia sociale – c’è un implicazione identitaria molto forte, gli elettori sanno che il risultato di questo voto porterà il Paese ad essere, o meno, il luogo in cui potranno riconoscersi o dove si sentiranno degli estranei marginalizzati». La frase che si è sentita più spesso durante le settimane precedenti è stata «questa è l’elezione della nostra vita», che per una tornata elettorale di midterm è molto inusuale, in un crescendo di dibattiti che fino all’ultimo giorno hanno registrato la presenza di migliaia di persone.

Anche nella strategia pre elettorale, mentre il partito democratico ha fatto squadra, il partito repubblicano è sembrato farsi fagocitare dalla presenza del presidente. All’ultimo comizio repubblicano, con Trump c’erano Sean Hannity e Rush Limbaugh, opinionisti televisivi e radiofonici di ultra destra, che hanno attaccato i fake news media e raccontato vere e proprie bugie sulla costruzione del muro e la carovana di migranti che sarebbe formata da gang, mentre non si sono quasi mai sentite le voci di McConnel, Ryan, del vice presidente Pence, come se il partito fosse annichilito.

Negli Stati in cui il risultato del voto democratico è sicuro, l’attenzione si è tutta concentrata nelle sfide incerte come quella per il governatore della Florida dove potrebbe essere eletto o il primo afroamericano liberal e contro le armi, o confermato il repubblicano e trumpiamo Brian Kemp; sull’afroamericana Stacey Abrams che corre come governatore della Georgia, e su Beto O’Rourke che potrebbe spodestare dal Senato Ted Cruz. Per O’Rourke già l’essere arrivato a pochi punti di distanza da Cruz è il segno che un cambiamento in Usa è in atto.

* Fonte: Marina Catucci, IL MANIFESTO

photo: By Marc Nozell from Merrimack, New Hampshire, USA [CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0)], via Wikimedia Commons



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