Usa/Russia. Giravolta di Trump sul nucleare: resta nel trattato e invita anche la Cina
MOSCA. Ieri, mentre era notte in Europa, Donald Trump è stato costretto a una mezza marcia indietro rispetto ai bellicosi propositi annunciati in Nevada di voler ritirare il suo paese dall’accordo sulla distruzione dei missili balistici a medio e corto raggio. Per certi versi è stata anche più di mezza retromarcia visto: il presidente Usa ha dichiarato che il trattato dovrebbe essere allargato anche alla Cina, contraddicendo palesemente ciò che aveva dichiarato solo 24 ore prima.
Ma per non smentire la fama da cow boy ha aggiunto una minaccia: «Fino a quando questi paesi non si ravvedranno, continueremo ad accrescere il nostro arsenale. È una minaccia che faccio a Cina e Russia e chiunque voglia giocare a questo gioco».
Il disagio con cui l’Europa, la Cina e persino il Giappone avevano recepito i suoi propositi (l’unico endorsment arrivava dalla Gran Bretagna di Teresa May), oltre alla freddezza della Russia che lo ha invitato a uscire allo scoperto chiedendogli una disdetta ufficiale dell’accordo, lo hanno convinto a passare la mano. Fino a quando lo si capirà nei prossimi giorni.
Intanto John Bolton, nella sua ultima giornata di visita a Mosca, non ha potuto che prendere atto del dietro-front del suo presidente e ha mostrato persino inaspettate aperture. Dopo l’incontro con il ministro della difesa Sergey Shoygu, il consigliere del presidente Usa si è intrattenuto a lungo con la stampa.
Ha voluto tranquillizzare in primo luogo gli alleati («Non usciremo dal trattato senza consultarli») e perfino Mosca sarà informata con dovuto anticipo. Ha però cercato di seminare zizzania tra Russia e Cina: «È interesse anche della Russia che la Cina entri nel trattato. Credo che la Russia condividendo una frontiera con la Cina dovrebbe essere anch’essa preoccupata».
Bolton ha anche aggiunto che «gli Stati uniti sono pronti a negoziare con la Federazione russa l’estensione del Trattato Start (Trattato di Riduzione delle Armi Strategiche, ndr): «Siamo pronti a negoziare finché c’è tempo, comprendendo la posizione russa nei suoi dettagli», ha dichiarato.
Visto il vento di bonaccia, Putin si è permesso un piccolo sfregio al protocollo, snobbando il diplomatico Usa. Bolton ha atteso per il resto della giornata l’incontro al Cremlino, girando un po’ a vuoto nella capitale. Ha deposto fiori sul ponte di Mosca dove nel 2015 fu barbaramente ucciso l’oppositore Boris Nemtsov (i mandanti dell’omicidio non sono mai stati individuati) e ha fatto anche visita al monumento dei caduti sovietici della Seconda guerra mondiale.
L’incontro, avvenuto poi in tarda serata, ha avuto una coda però inattesa. Bolton e Putin hanno annunciato che i presidenti dei due paesi si incontreranno l’11 novembre a Parigi per il centenario della fine della Prima guerra mondiale: «Nonostante le differenze che esistono è comunque molto utile incontrarci ancora», ha concluso Bolton.
* Fonte: Yurii Colombo, IL MANIFESTO
Related Articles
Cina, accuse ai separatisti uiguri Xi: «Colpiremo con durezza»
La testimonianza: «Ho visto tagliare la gola a un uomo» Guido Santevecchi, Corriere della Sera PECHINO — C’erano due donne
Cina, la questione mongola
Un pastore ucciso da un camion che trasportava carbone: necessità energetiche contro civiltà nomade
10 maggio. Prefettura di Xinlingol, Mongolia Interna, Cina. Un camion che trasporta carbone travolge e uccide un pastore nomade che cercava di opporsi al passaggio del veicolo su un pascolo. La vittima, Mergen, è di etnia mongola. Alla guida del camion, un autista han.
Migranti. Diritti violati, sotto accusa il «sistema Frontex»
Un’inchiesta della tv tedesca Ard, insieme al Guardian e al centro di ricerca Correctiv, svela la complicità negli abusi dell’agenzia per la protezione delle frontiere dell’Unione europea in Bulgaria, Ungheria e Grecia