Movimenti contro 5 Stelle: «Non c’è nessuna rottura con le politiche fossili del passato»

Movimenti contro 5 Stelle: «Non c’è nessuna rottura con le politiche fossili del passato»

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«Dopo un’interminabile e tragicomica sequela di “no”, “sì”, “vedremo al termine dell’analisi costi-benefici”, “stiamo valutando la regolarità della Via”, il presidente del Consiglio ha emesso il verdetto finale: la Tap si farà». Ok al gasdotto che chiama all’adunata gli ambientalisti, che annunciano battaglia contro un governo le cui scelte «di politica climatica ed energetica sono in perfetta sintonia e continuità rispetto a quelle dei governi che lo hanno preceduto», tuona il movimento No Triv.

Secondo gli ecologisti i 5Stelle hanno finora prodotto solo un bluff elettorale, nessuna rottura, nella gestione delle questioni ambientaliste, si è registrata rispetto al passato. «Le prove? Eccole: Ilva2, Tap, Terzo valico, smaltimento fanghi tossici/velenosi della riscostruzione del Morandi a Genova…», elenca il portavoce del coordinamento nazionale No Triv, Francesco Masi. Mentre – viene fatto presente – sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico giacciono «i fascicoli di 104 istanze di rilascio di nuovi permessi, che aspettano pronunciamenti».

Tornando alla Tap. «Analisi costi-benefici? Ne sono all’oscuro perfino i ministeri competenti e seppur più volte sbandierata non ha mai visto la luce – affermano i No Triv, che si proclamano “al fianco del movimento No Tap, in questo momento così drammatico» -. Penali? Le conseguenze di un eventuale no a Tap sono note da tempo; di sicuro fin dal 5 dicembre 2013, quando il Parlamento approvò il Trattato di ratifica dell’Accordo siglato 13 febbraio 2013 tra l’Albania, la Grecia e la Repubblica Italiana». Ciò malgrado – viene sottolineato – la forza politica parlamentare oggi di maggior peso, ossia il M5s, ha fatto di «no Tap» una delle leve della propria campagna elettorale rinunciando poi a far valere le proprie ragioni, soccombendo di fatto a Salvini.

«Permane la questione di fondo di cui questo governo, al pari di quelli che lo hanno preceduto, non intende comprendere la gravità se non in termini propagandistici: siamo alla vigilia di catastrofe climatica. L’ultimo rapporto Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) indica la necessità di contenere, da qui a fine secolo, la crescita della temperatura media globale entro il limite di +1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali. La temperatura registrata quest’anno in Europa da aprile a settembre è stata di 2,5 °C più alta rispetto alla media storica dal periodo preindustriale ad oggi». «Il Governo di questo non si cura affatto – evidenzia Enrico Gagliano, cofondatore dei No Triv-. Visti i 10 miliardi di metri cubi per anno la capacità iniziale del gasdotto, espandibile a 20 miliardi in un futuro non precisato, la scelta a favore di Tap va nella direzione esattamente opposta e lega il nostro Paese ed anche l’Europa ad un futuro fossile».

Nel frattempo sul fronte trivelle è silenzio. A livello nazionale tace M5S e tace la Lega. Tace anche Di Maio che nei giorni scorsi si è visto recapitare il “Pacchetto volontà” dei No Triv, “che contiene proposte precise – tra esse anche quella di una moratoria – per porre fine al far west in atto da anni nel settore del gas e del petrolio”. «La misura è stracolma – riprende Masi. – Sul tavolo del Mise ci sono i fascicoli di 8 istanze di permesso di prospezione in mare con la famigerata tecnica dell’air-gun; 52 istanze di permesso di ricerca di gas e petrolio su terraferma; 28 istanze di permesso di ricerca in mare; 6 istanze di concessioni di coltivazione su terraferma; 4 istanze di concessione di coltivazione in mare; 4 istanze di riattribuzione di giacimenti marginali e 2 istanze di concessioni di stoccaggio. Oltre a tutte le istanze di proroga di titoli già esistenti. Come per Tap, finora il governo si è nascosto dietro ad un dito, ma presto dovrà decidere».

* Fonte: Serena Giannico, IL MANIFESTO



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