Esiliato da Riace, Mimmo Lucano andrà a Napoli con De Magistris
NAPOLI. «Caro Mimmo Lucano, se vuoi ti ospitiamo a Napoli»: mercoledì scorso il sindaco partenopeo, Luigi de Magistris, aveva aperto le porte della città via twitter al sindaco di Riace, a cui era stato comminato l’obbligo di dimora fuori dal suo comune. Ieri erano entrambi in collegamento ai microfoni di Radio Crc: «Accetto con il cuore l’invito di de Magistris – la risposta di Lucano -, non faccio un passo indietro: oltre a dimostrare la mia innocenza, credo che questa vicenda possa dare un contributo a un’idea di politica che va in direzione opposta rispetto a ciò che sta accadendo in questo paese». Sulla stessa linea de Magistris: «Mimmo può venire quando vuole, la porta è sempre aperta ma credo che presto organizzeremo qualcosa di significativo per accoglierlo, non deve calare l’attenzione sulla vergogna messa in campo contro il modello Riace. Il problema di Riace non è l’immigrazione ma l’emigrazione, lo spopolamento di quella terra. Solo chi non conosce Riace non capisce cosa sia accaduto lì in questi anni. Lucano è stato punito perché considerato socialmente pericoloso. Riace deve diventare la roccaforte della resistenza del nostro paese, per l’attuazione dei valori costituzionali. Questa lotta la vinceremo insieme».
A MARGINE DELLA MOSTRA «Il Futurismo, anni ’10 – ’20» al Maschio Angioino, de Magistris ha poi aggiunto: «La magistratura fa il suo lavoro, il problema è l’accanimento politico, istituzionale, governativo nei confronti di Lucano. Non c’è la stessa energia nei confronti della ’ndrine. Mimmo fa grande opera di bonifica culturale contro la ’ndrangheta ed è per questo che siamo schierati con lui. Credo che Mimmo dovrebbe essere uno dei protagonisti di una coalizione ampia, civica, popolare e democratica per le prossime elezioni europee, se si riesce a costruire un’opzione che punti a un’Ue dei popoli, dei diritti, della giustizia, della solidarietà, argine non solo alle destre eversive ma anche alle oligarchie liberiste».
Bruxelles sembra tornare in cima ai pensieri del sindaco partenopeo: «Se ci sono tutte le condizioni, io ci sarò. Sono disponibile a mettere il mio corpo anche a capo di una coalizione. In caso di elezione non lascerei la carica di sindaco, lavorerei per costruire un’Europa che sia utile a Napoli. Ma se anche una sola delle condizioni poste non si dovesse realizzare, allora non metterei a disposizione la mia carta d’identità».
Gli incontri a sinistra sono ripresi, l’interlocuzione è con Diem 25 (il movimento di Yanis Varoufakis), Sinistra italiana (visto il naufragio di Leu), Rifondazione comunista in rotta di collisione con Potere al popolo ma anche il resto di Pap (che però non prenderà decisioni senza consultare la base).
«MI STO PERSUADENDO che Roma, Bruxelles e Strasburgo sono città che servono a Napoli – ha proseguito il ragionamento de Magistris – ma sarebbe proficuo anche per tanti altri territori e comuni. Vogliamo costruire un campo largo, una colazione civica nazionale che interloquisca con leader europei senza pioli che recingono in modo stretto. Noi vogliamo aprire senza farci schiacciare dal tema delle alleanze. Ho un ottimo rapporto con Varoufakis e con Jean-Luc Mélenchon, con Podemos. Dobbiamo allargare perché oggi spira forte un vento di destra che vede uniti Orbán, l’Austria, Salvini, Le Pen».
LE EUROPEE, PERÒ, SAREBBERO solo il primo banco di prova ed ecco perché le alleanze internazionali diventano meno dirimenti, il punto è gettare le basi per la costruzione di un nuovo soggetto per le politiche: «Non mi interessa il Quarto polo – conclude de Magistris -, bisogna costruire un campo che raccolga consensi da Bolzano a Lampedusa. Se c’è lo spazio lo capiremo presto, penso a un’iniziativa in via di costruzione a Roma prima di Natale, dead line entro la quale si devono sciogliere tutti i nodi. La volontà a oggi è di esserci alle prossime europee». E sul Pd, che con Veltroni e Martina propone liste aperte ai progressisti per le europee: «Il nostro progetto è alternativo al Partito democratico per come lo abbiamo conosciuto. Andremo divisi alle europee, ma questo non significa che non si possa aprire un dialogo qualora il Pd inizi un percorso di cambiamento con persone che non hanno prodotto il vecchio sistema».
* Fonte: Adriana Pollice, IL MANIFESTO
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