by Massimo Franchi * | 3 Ottobre 2018 9:44
C’è un settore in cui «Quota 100» aprirebbe ampi spazi ai giovani. È quello dei medici ospedalieri: 25mila lavoratori andrebbero in pensione e lascerebbero il posto a altrettanti neolaureati. Di mezzo però ci sono i blocchi del turn over pubblico e il «numero chiuso» in entrata nelle facoltà.
E così i medici ospedalieri – assieme ai dirigenti sanitari – diventano uno delle poche categorie che potranno sfruttare «Quota 100» senza che la loro uscita abbia gli effetti invocati da Salvini e Di Maio sulla «staffetta generazionale».
I medici sono infatti una delle poche professioni in cui arrivare a 38 anni di contributi – la soglia imposta da Quota 100 versione salviniana a 62 anni – non è impossibile, mentre molte altre – a partire da edili e operai di aziende in difficoltà – gridano al «tradimento delle promesse elettorali» per non poterci arrivare se non fra almeno tre anni.
Il segreto sta tutto nel riscatto della laurea: possibilità che in gran parte i medici (o spesso le loro famiglie) non si sono lasciati sfuggire, aumentando il numero di contributi anche di 7 anni. Possibilità che i lavoratori senza laurea si sognano o che i lavoratori laureati con redditi familiari e salari più bassi non si possono permettere. Chiaro dunque che il riscatto della laurea – più costoso col passare del tempo – torna ad essere un fattore regressivo perfino nel quadro delle Quote e dello scardinamento della rigidità della Fornero.
Il conto dei 25mila è opera del sindacato dei medici Anaao Assomed: «Superato lo scalone previdenziale creato dalla Fornero, i medici e i dirigenti sanitari abbandonano il lavoro con una età media di 65 anni, grazie anche ai riscatti degli anni di laurea e specializzazione. La riforma prevista dall’attuale governo determinerà in un solo anno l’acquisizione del diritto al pensionamento di ben 4 scaglioni. Diritto che verrà largamente esercitato visto il disagio lavorativo per la riduzione dell’organico», spiega il sindacato. Il segretario Carlo Palermo, citando il taglio di 7mila unità dal 2010 a oggi, rilancia: «È necessario aprire una grande stagione di assunzioni in sanità, eliminando il blocco della spesa per il personale introdotto da Berlusconi e Tremonti nel 2010».
Come detto «la staffetta generazionale» è resa ancora più difficile dal numero chiuso alle facoltà di Medicina, molto più bassi rispetto al fabbisogno. Proprio ieri è stata pubblicata la graduatoria dei test 2018. Una pioggia di ricorsi si abbatterà sui tribunali: le segnalazioni di irregolarità, partite nei giorni dei test, continuano attraverso la campagna social #MeLoMerito.
Intanto l’altro binario delle norme previdenziali – il taglio delle pensioni d’oro (sopra i 4.500 euro per alzare le basse) tramite disegno di legge M5s-Lega – ha ottenuto il percorso parlamentare d’urgenza. Ma l’opposizione parla già di atto incostituzionale.
* Fonte: Massimo Franchi, IL MANIFESTO[1]
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