by *** | 17 Ottobre 2018 9:49
Abbiamo dato vita ad appelli e iniziative in difesa dei cinque operai cassintegrati della Fiat/Fca che, dopo essere stati vittime di trattamenti discriminatori sul luogo di lavoro e dopo aver denunciato il suicidio di due compagni altrimenti dimenticati, sono stati ritenuti colpevoli di aver inscenato una protesta pacifica davanti ai cancelli della fabbrica e dunque licenziati.
Li difendiamo non solo perché li riteniamo vittima di un’ingiustizia sia giudiziaria sia esistenziale, ma perché attorno alla decisione della Corte di Cassazione di recepire le ragioni dell’azienda e ratificare il loro licenziamento si gioca il ricorso all’“obbligo di fedeltà” inteso come strumento per liberarsi di lavoratori scomodi, accusati di ledere gli interessi dell’azienda con il loro solo dissenso, non solo sul posto di lavoro ma persino nella vita privata e fuori dall’orario di lavoro.
Nel 2016, i cinque lavoratori licenziati di Pomigliano ottennero una sentenza favorevole della Corte d’Appello, che di fatto riconosceva il loro diritto di espressione, ma nel giugno 2018 la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza, di fatto condannandoli all’indigenza. Contro questa decisione pregiudizievole per la vita dei lavoratori, abbiamo organizzato un convegno e uno spettacolo a Napoli, lo scorso 30 settembre.
In quell’occasione, i cinque avevano annunciato la loro intenzione di non fermarsi, e l’11 ottobre due di loro, Mimmo Mignano e Massimo Napolitano, sono saliti sul tetto del Primo Municipio di Roma chiedendo un intervento da parte del ministro del Lavoro Luigi Di Maio. “Noi dobbiamo vivere”, hanno scritto. “Siamo operai e non vogliamo sussidi ma un lavoro. La nostra protesta avrà termine quando avremo risposte certe”.
La loro iniziativa è stata immediatamente repressa. Sono stati fermati e portati in commissariato insieme ai quattro compagni che presidiavano piazza Barberini. Lì si sono visti consegnare un Daspo urbano della durata di due anni – un provvedimento incongruo, smisurato, che sembra inteso a proteggere i palazzi del potere dalla libera manifestazione del dissenso.
Contestiamo nella maniera più ferma questa disposizione, che rientra negli orientamenti di un governo deciso a far passare, con il pretesto di garantire la sicurezza, la negazione di ogni diritto civile, compreso quello di manifestare il proprio pensiero contrario. Ribadiamo la nostra solidarietà ai cinque operai licenziati e ci impegniamo ad accompagnarli nella difesa della loro dignità attraverso la battaglia per il lavoro. Per aderire: ellugio@tin.it[1]
Andrea Vitale, educatore e pubblicista
Ascanio Celestini, attore e regista
Erri De Luca, scrittore
Guido Viale, economista
Daniela Padoan, scrittrice
Moni Ovadia, attore
Francesca Fornario, giornalista e scrittrice
Alex Zanotelli, missionario comboniano
Luigi De Magistris, sindaco di Napoli
Paola Regina, avvocato internazionalista
Daniele Sepe, musicista
Livio Pepino, già presidente di Magistratura democratica e componente del Consiglio superiore della magistratura, direttore di “Questione giustizia”
Luigi Ferrajoli, giurista, professore di filosofia del diritto all’Università di Camerino
Lorenza Carlassare, giurista e costituzionalista
Luigi De Giacomo, fondatore Attuare la Costituzione
Cesare Antetomaso, Associazione nazionale Giuristi Democratici
Giuseppe de Marzo, responsabile politiche sociali di Libera
Francesco Pallante, professore di diritto costituzionale all’Università di Torino
Danilo Risi, esecutivo nazionale Giuristi Democratici e presidente Giuristi Democratici di Napoli
Alessandra Ballerini, avvocato
Mario Agostinelli, ex segretario CGIL Lombardia
Franco Rossi, docente e pubblicista
Annamaria Rivera, antropologa
Giuseppe Libutti, avvocato, Attuare la Costituzione
Marco D’Isanto, commercialista e pubblicista
Giovanni Russo Spena, avvocato giuslavorista
Riccardo Petrella, professore emerito dell’Università Cattolica di Lovanio (Belgio)
Maurizio Acerbo, segretario PRC
Maria Grazia Meriggi, docente di storia delle culture politiche e dei movimenti sociali europei all’Università di Bergamo
Stefano Galieni, responsabile migrazione Prc
Federica Graziani, ricercatrice “A buon diritto”
Vittorio Agnoletto, medico, docente universitario
Piero Basso, presidente Costituzione Beni Comuni
Mario Sommella, presidente Associazione Prima le persone
Lo Stato sociale, gruppo musicale
E’ Zezi, gruppo operaio di Pomigliano d’Arco
* Fonte: IL MANIFESTO[2]
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2018/10/cacciati-da-roma-con-un-daspo-gli-operai-licenziati-dalla-fiat-fca/
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