Ucciso Alexander Zacharchenko, presidente della repubblica Donbass
MOSCA.La martoriata regione del Donbass non riesce a conoscere pace. Ieri pomeriggio intorno alle 17.00 nel centrale Café Separ di Donetsk è stato ferito a morte, dopo il lancio di un ordigno esplosivo da parte di sconosciuti, il presidente dell’autoproclamata «Repubblica Popolare del Donbass» Alexander Zacharchenko. Nell’esplosione è rimasto ferito anche il ministro delle Finanze della repubblica separatista Alexander Timofeev e alcuni passanti. La «repubblica ribelle» venne costituita dopo l’insurrezione delle regioni orientali dell’Ucraina nel 2014 contro la «rivoluzione» di Piazza Maidan che portò al potere Petr Poroshenko e alla destituzione del presidente filo-russo in carica Viktor Janukovic.
DA ALLORA, MALGRADO LA FIRMA degli accordi di pace di Minsk, la guerra tra l’esercito ucraino e le milizie delle repubbliche di Donetsk e Lugansk è proseguita sottotraccia aggiungendo altre centinaia di vittime alle decine di migliaia della fase più cruenta del conflitto. Zacharcenko, 42 anni, con un passato nell’esercito, aveva partecipato sin da subito in prima fila alla rivolta contro Kiev e venne eletto presidente della repubblica di Donetsk nel novembre del 2014 (ma il voto non venne riconosciuto dalla comunità internazionale) con il 75% dei consensi.
LE FORZE DI POLIZIA, secondo le prime notizie che giungono dalla capitale della repubblica, avrebbero arrestato gli attentatori. «Diverse persone sono state arrestate. Si tratta di sabotatori ucraini e persone a loro collegate, sospettati di essere coinvolti nell’attentato» ha dichiarato il capo dell’antiterrorismo di Donetsk. Un’accusa rigettata al mittente da parte ucraina, secondo la quale ci sarebbero anche altri morti. Secondo il capo della polizia ucraina Igor Guskov. i servizi segreti di Kiev sono giunti alla conclusione che «la morte di Zacharchenko può essere la conseguenza di conflitti interni tra questi criminali».
«TUTTAVIA NON ESCLUDIAMO – ha continuato Guskov – che si tratti di un’azione dei servizi segreti russi per eliminare una figura piuttosto odiosa, che secondo le nostre informazioni, era ormai entrato in contrasto con i piani del Cremlino».
La situazione nella regione potrebbe degenerare. Il Presidente del consiglio nazionale della Repubblica Donetsk Denis Pushilin ha accusato apertamente l’Ucraina per l’attentato. «Si tratta di un’altra aggressione ucraina. Donetsk vendicherà questo crimine» ha sentenziato. Anche da Mosca arrivano parole di fuoco che chiamano in causa direttamente Kiev. «Ci sono tutte le ragioni per credere che dietro a questo omicidio ci sia il regime di Kiev, il quale ha ripetutamente usato metodi simili per eliminare dissidenti avversari», ha dichiarato Zacharova, portavoce del ministero degli esteri russo.
ZACHAROVA HA CHIESTO alla comunità internazionale di dare inizio a un’indagine imparziale sulla morte del capo della Repubblica popolare di Donetsk. «La comunità mondiale dovrebbe esigere e pretendere che il governo fantoccio installato a Kiev risponda di tale crimine e dare inizio immediatamente a indagine imparziale di questo crimine che ha coinvolto anche dei civili», ha proseguito. Secondo la diplomatica «invece di adempiere agli accordi di Minsk e trovare i modi per risolvere il conflitto interno, il partito di guerra di Kiev impone uno scenario di terrore, esacerbando la già complicata situazione nella regione».
«Non avendo adempiuto alla promessa di pace, i governanti ucraini hanno deciso di ricorrere a un sanguinoso massacro» ha concluso Zacharova.
* Fonte: Yurii Colombo, IL MANIFESTO
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