Scuole, una sicurezza che fa paura: ogni 4 giorni un crollo

Scuole, una sicurezza che fa paura: ogni 4 giorni un crollo

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18 mila edifici scolastici si trovano in zone ad elevato rischio sismico, in particolare in Sicilia (3.832), Campania (3.458) e Calabria (2.399). Servono 15-20 miliardi di investimenti in almeno 10 anni. Il ministro dell’Istruzione Bussetti ha promesso di “sbloccare” 7 miliardi. Prima di lui Renzi aveva parlato addirittura di 10, ma almeno la metà sembra sia rimasta bloccata.

Per la manutenzioni e la messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici italiani servono investimenti per 15-20 miliardi di euro in almeno dieci anni. Lo sostiene Cittadinanzattiva nel XVI rapporto sulla sicurezza delle scuole presentato ieri a Roma dove emerge una situazione inquietante: nel 2017-2018 c’è stato un crollo ogni quattro giorni di scuola, un record rispetto agli ultimi 5 anni. Tredici persone sono state ferite, tra personale scolastico e alunni. Dal 2013 a oggi i crolli sono stati 204 crolli, i feriti 37 feriti. Tre scuole su quattro sono senza agibilità statica, solo una su venti è in grado di resistere ad un terremoto in un paese sensibilissimo a questi eventi traumatici e mortiferi. Sulla manutenzione degli edifici scolastici emerge un paese a tre velocità: ad investire di più sulla manutenzione ordinaria è la Lombardia (in media quasi 119mila euro), meno la Puglia (non si arriva ai 3mila euro); la verifica di vulnerabilità sismica è stata effettuata solo nel 2% delle scuole calabresi e nel 59% di quelle umbre, il certificato di prevenzione incendi è presente nel 69% degli istituti del Trentino Alto Adige e solo nel 6% di quelli laziali.

IL SUD ARRANCA, poiché solo il 17% delle scuole ha il certificato di prevenzione incendi, il 15% quella igienico-sanitaria, il 15% quello di agibilità, il 18% il collaudo statico; un pò meglio al Centro, dove il 19% ha il certificato di prevenzione incendi, il 18% quella igienico-sanitaria, il 22% quella di agibilità e il 21% il collaudo statico. Situazione diversa al Nord dove il 64% delle scuole sono in possesso del certificato di prevenzione incendi, il 67% quello di agibilità igienico-sanitario, il 63% ha l’agibilità e il 61% ha effettuato il collaudo statico. A livello regionale, in ritardo sono il Lazio (9% delle scuole è in possesso dell’agibilità/abitabilità, il 6% della prevenzione incendi), la Campania (11% con agibilità, 17% prevenzione incendi) e la Calabria (12% con agibilità, nessuna in regola con prevenzione incendi).

DAL RAPPORTO emerge che 18.665 edifici scolastici si trovano in zone ad elevato rischio sismico, in particolare in Sicilia (3.832), Campania (3.458) e Calabria (2.399). Solo per il 29% delle scuole è stata effettuata la verifica di vulnerabilità sismica (che sarà obbligatoria entro fine dicembre); fanalino di coda Calabria (solo 2% con verifica), Campania (4%) e Sicilia (7%), regioni in cui insistono un maggior numero di scuole in zone ad elevata sismicità. Solo il 9% delle scuole è stato migliorato dal punto di vista sismico e ancor meno (5%) è stato adeguato sismicamente. Va meglio per le scuole del Molise (dove l’intervento è stato effettuato nel 41% delle scuole) e la Valle D’Aosta (40%), molto male per quelle del Lazio e della Sicilia (3%). Ben pochi i Comuni che si dichiarano pronti a gestire eventuali emergenze. La percentuale sale al 60% per il Friuli Venezia Giulia e scende al 7% in Campania, 3% in Basilicata e 1% in Calabria.

CITTADINANZATTIVA sottolinea che la sicurezza è considerata da tutti una priorità, ma le «pastoie burocratiche» allungano enormemente i passaggi nella realizzazione degli interventi e dei nuovi edifici. Si chiede di rivedere alcune importanti normative sulle responsabilità in materia di sicurezza scolastica (legge 81/2008) e per ripensare gli spazi superando la prospettiva «aula centrica» (decreto ministeriale del 18/12/1975). E infine si chiede l’avvento dell’«anagrafe dell’edilizia scolastica» che a suo tempo anche Renzi aveva assicurato.

IL MINISTRO dell’Istruzione, Marco Bussetti ha detto che sbloccherà «7 miliardi» rimasti nel cassetto «immotivatamente». Renzi disse di avere stanziato 10 miliardi, di cui 5 sembrano non essere mai stati spesi. Si vedrà se questo sarà anche il destino di quelli di Bussetti.

* Fonte: Mario Pierro, IL MANIFESTO



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