Omicidi Bianchi. Due lavoratori asfissiati all’Archivio di Stato di Arezzo

Omicidi Bianchi. Due lavoratori asfissiati all’Archivio di Stato di Arezzo

Loading

AREZZO. Quando è scattato l’allarme antincendio, all’Archivio di Stato di Arezzo era appena iniziata la giornata lavorativa. Invece di uscire dall’edificio e aspettare all’aperto l’arrivo dei Vigili del fuoco, Piero Bruni, 59 anni, e Filippo Bagni, 55, hanno voluto tenere fede al loro ruolo di addetti della Squadra di primo soccorso ed emergenza. Così, non trovando tracce evidenti di un incendio, sono scesi nel seminterrato, dove sapevano che c’era la centralina dell’allarme. La dedizione al lavoro è stata fatale a entrambi: “Si sono trovati in un ambiente saturo di argon – ha spiegato a tragedia avvenuta il dirigente dei Vigili del fuoco Roberto Tommasini – rimanendo intossicati: quel gas non provoca scoppi ma brucia l’ossigeno”.

Non vedendoli risalire, i colleghi si sono insospettiti. Uno di loro si è affacciato a sua volta al seminterrato, e scorgendo i due corpi a terra è riuscito a dare l’allarme, nonostante abbia subito avvertito gli effetti dell’intossicazione, tanto da finire ricoverato in ospedale. Appena arrivati, i Vigili del fuoco hanno transennato l’area, evacuato il palazzo dove ha sede l’Archivio, e invitato i residenti della zona a tenere le finestre aperte. L’intero centro storico di Arezzo è rimasto in allarme per tutta la mattina.
Nel mentre la polizia giudiziaria e la pm di turno Laura Taddei iniziavano le indagini. Fra i primi ad essere ascoltati Maurizio Morelli, titolare della ditta Remas incaricata della manutenzione dell’impianto. Da lui gli investigatori hanno saputo che la struttura era stata revisionata alcune settimane fa. E hanno appreso che, non potendo usare liquidi in un complesso come quello dell’Archivio di Stato, l’impianto installato era appunto basato sull’argon, gas inodore e insapore che agisce sostituendo l’ossigeno, e togliendo quindi il combustibile alle fiamme. Con una sola controindicazione evidenziata sulla scheda di sicurezza dell’impianto: “In alta concentrazione può causare asfissia”.
L’inchiesta aperta dalla procura, per omicidio colposo plurimo, si baserà sulle relazioni dei Vigili del fuoco sul funzionamento e la manutenzione dell’impianto. Poi sulla formazione dei dipendenti – sia Bagni sia Bruni l’avevano fatta – e sulla esatta dinamica della tragedia. Il palazzo che ospita l’Archivio di Stato è stato posto sotto sequestro.
Unanime il cordoglio delle istituzioni. Ci sarà lutto cittadino nel giorno dei funerali. Ma i sindacati denunciano: “C’è un problema di sicurezza che ormai avvolge da troppo tempo i luoghi della cultura”. Sul punto la Fp Cgil insiste: “Sono problemi derivanti dai mancati investimenti, dai tagli ai bilanci che hanno inciso sulle spese di manutenzione ordinaria, e dalla insostenibile leggerezza con la quale si bypassano le misure di sicurezza, in nome delle politiche di valorizzazione”. “Taglio dopo taglio – osserva a sua volta Sì Toscana a Sinistra con Tommaso Fattori e Paolo Sarti – purtroppo non è un caso che la fuga di gas sia avvenuta all’interno di un luogo di cultura e conoscenza”.

* Fonte: Riccardo Chiari, IL MANIFESTO



Related Articles

“Impregilo crescerà  insieme al mercato Salini pensa solo alla cassa, va fermato”

Loading

Gavio: redistribuiremo 400 milioni agli azionisti. L’assemblea è da rinviare

Controllo a distanza su pc, tablet, cellulari Dipendenti nel mirino

Loading

Il decreto che attua il Jobs Act va in Parlamento Niente permessi per vigilare. Sindacati in rivolta

Quelle liberalizzazioni d’autorità  che non aiutano il mercato

Loading

Aumentare il numero delle licenze, regalandone una seconda per compensare l’aumento, non è la liberalizzazione dei tassì, ma la perpetuazione di un doppio vizio, europeo e nazionale.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment