Macron, il presidente dei ricchi, lancia il reddito universale contro la povertà

by Anna Maria Merlo * | 14 Settembre 2018 10:33

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Macron al Musée de l’Homme presenta un piano contro la povertà, che rifiuta l’assistenzialismo e prevede incitazioni al lavoro e alla formazione. La prima infanzia al centro. 8 miliardi di euro in 4 anni

PARIGI. Emmanuel Macron istituisce in Francia un «reddito universale di attività», che entrerà in vigore nel 2020. Non sarà un assegno generalizzato, ma un diritto a cui «tutti possono accedere quando il reddito cade al di sotto di una certa soglia» e che risulterà dalla semplificazione e fusione di diritti già esistenti (reddito sociale, assegno per la casa ecc.), facilitandone l’accesso, con un finanziamento di 8 miliardi di euro in 4 anni. L’Rsa, il reddito di solidarietà, oggi varia da 550 a 707 euro al mese per una persona singola, fino a 943 con un figlio, 1.179 con due, ma il 30% degli aventi diritto non lo chiede, perché la burocrazia è troppo complicata. Previsto un incentivo all’attività lavorativa, attraverso un accompagnamento specifico e soprattutto con l’accesso alla formazione.

IL PIANO PREVEDE prima di tutto interventi a favore dei bambini, perché «la povertà non deve essere un destino che si perpetua di generazione in generazione». Macron ha citato lo scrittore Saint-Exupéry, che diceva che un bambino povero «è Mozart che viene assassinato», perché in ogni essere umano c’è una potenzialità e la fatalità del destino deve essere combattuta.Il «reddito universale di attività» fa parte di un progetto di lotta alla povertà, per gettare le basi «del welfare state del XXI secolo», presentato ieri mattina da Macron con un lungo discorso al Musée de l’homme, luogo simbolico dedicato all’evoluzione delle società umane.

C’è una filosofia dietro questo piano, che non è quella del reddito universale per tutti senza condizioni, promesso in campagna elettorale dal socialista Benoît Hamon. «Con questo piano contro la povertà non si tratta di aiutare i poveri a vivere meglio nella povertà – ha precisato Macron – ma di aiutarli, accompagnarli, ad uscirne. Voglio che alle persone povere venga data la scelta di non esserlo più e non di esserlo un po’ meno». Il piano contro la povertà non è una carità di stato, perché le persone in condizione di povertà «non chiedono assistenzialismo, chiedono un posto, un ruolo nella società, la possibilità di partecipare alla costruzione del bene comune». Macron ha evocato un «servizio pubblico dell’inserzione», per accompagnare i giovani ad acquisire una formazione e a trovare un lavoro, con l’intenzione finale di «ridare dignità al lavoro». L’obiettivo è «non dimenticare nessuno» e «cambiare metodo», visto che il sistema attuale di Rsa e altri assegni non è riuscito ad abolire la povertà.

L’INTERVENTO INIZIA quindi con la prima infanzia: saranno aumentati i posti al nido nei quartieri in difficoltà (dove la frequentazione è molto più bassa della media), sarà data una colazione a scuola e ci sarà un prezzo politico – 1 euro – per i pasti nelle mense («sono dettagli? – si è chiesto Macron – ma la vita è fatta di dettagli»).

IN FRANCIA CI SONO 8,8 milioni di poveri, di cui 3 milioni di bambini, pari al 14% della popolazione, percentuale che sale al 19% per chi ha meno di 18 anni (è considerato povero chi ha redditi inferiori al 60% del reddito medio della popolazione, cioè chi ha meno di 1.026 al mese), molti hanno difficoltà a fare tre pasti al giorno. Per i giovani che escono dal sistema scolastico, ci sarà una proposta di formazione fino a 18 anni per combattere il fenomeno dei neet (not in Education, Employment or Training). Poi ci sono 700mila working poors. Per loro ci sarà un’estensione del «premio di attività», cioè un complemento di reddito, che dovrebbe toccare 3,2 milioni di famiglie.

Con questo piano povertà Macron spera di voltare pagina dall’accusa di essere il «presidente dei ricchi». Le reazioni delle associazioni umanitarie erano ieri molto meno critiche di quelle del mondo politico. La fondazione Abbé Pierre, per esempio, ha visto nel piano «cose interessanti». Altre vedono la volontà di occuparsi finalmente del dramma della povertà, che ha colpito un milione di persone in più dopo la crisi del 2008.

L’opposizione è critica. A destra, i Républicains se la prendono con il Reddito universale, «pagare tutti a far niente». Olivier Faure, del Ps, giudica il piano «insufficiente», solo «62 centesimi al giorno per i poveri, mentre i regali fiscali per i ricchi sono in media di 600mila euro l’anno». La France Insoumise lo definisce «piano anti-poveri».

* Fonte: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO[1]

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