Crollo di Genova, nuovo ponte vecchio gestore: Autostrade detta legge

by Andrea Fabozzi * | 8 Settembre 2018 10:00

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Nella storia del ponte crollato di Genova il lapsus manus dell’amministratore delegato di Autostrade che abbatte (anche) il modellino del nuovo ponte è solo un colpo di scena sinistro. Il dettaglio in una trama già assai desolante, avviata verso il suo inevitabile sviluppo: la società che fa capo ai Benetton resta più che mai al centro dei programmi per ricostruire il viadotto autostradale e per continuare a gestirlo.

DOPO TRE SETTIMANE di annunci tonanti, in base ai quali la revoca della concessione ad Autostrade andava considerata come cosa fatta, così come la nazionalizzazione della gestione della rete «unica soluzione» (Di Maio), e certo «non ricostruirà il ponte chi lo ha fatto cadere» (ancora Di Maio) e «Autostrade metterà i soldi ma il ponte lo ricostruirà lo stato» (Toninelli), ieri vice presidente del Consiglio e ministro delle infrastrutture non hanno detto una parola. Nel frattempo a Genova l’ad di Autostrade Castellucci, fresco indagato per il crollo del Morandi – come del resto diversi dirigenti del ministero – stringeva mani e accordi per comporre l’associazione di imprese che ricostruirà il ponte. Con la benedizione del commissario straordinario di governo per l’emergenza genovese, il presidente forzaleghista della Liguria Toti.

È la dura realtà delle leggi a mantenere ancora Autostrade nella partita, e la forza delle convenzioni che il ministro Toninelli deve riuscire a revocare davanti alla giustizia amministrativa e non su facebook – curiosamente, è molto attivo per spiegare come le presunte «pressioni» dei concessionari sopravvivano al passaggio dei governi, ma non realizza che lo stesso vale per i contratti che lo stato ha firmato.

Del resto nessun ministro 5 Stelle è stato in grado di offrire una possibile traduzione degli annunci in atti di governo. Se vogliono aspettare l’eventuale revoca della concessione ad Autostrade per cominciare a tirare su il nuovo ponte, dovranno aspettare ancora molti mesi e trovare i soldi per farlo. Se vogliono estromettere Autostrade mentre è ancora concessionaria di quel tratto – scelta che può essere moralmente comprensibile – devono prepararsi ad affrontarne i paralizzanti ricorsi e risolvere ugualmente il nodo della gestione. Per qualsiasi soluzione devono derogare per legge al codice degli appalti che impone una gara europea, ma non avendo ancora capito in che direzione andare non hanno ancora scritto quel «decreto Genova» che così rischia di arrivare a un mese di distanza dalla «emergenza».

NELLE SUE RAGGELANTI certezze, l’ad Castellucci è più vicino al vero dei caldi proclami grillini: «Abbiamo l’obbligo, l’interesse e il diritto di ricostruire il ponte», ha ricordato l’amministratore di Autostrade ieri a la Stampa. E poi si è accomodato al tavolo con Toti, il sindaco Bucci, l’amministratore delegato di Fincantieri Bono e l’architetto Renzo Piano. All’uscita è stato lui ad anticipare che «è nata una squadra di lavoro, noi ci siamo e lavoreremo in squadra con Fincantieri, poter collaborare con l’architetto Piano è un privilegio».

Fumo negli occhi per i 5 Stelle, che però hanno scelto di affidare la replica a una consigliera regionale ligure a a un consigliere comunale di Genova, Alice Salvatore e Luca Pirondini. «Toti continua ad accreditare i responsabili di Autostrade – hanno protestato – nonostante il governo abbia deciso di procedere con la revoca. Dovrebbe rispondere al governo invece ne ignora gli indirizzi». Rispondendo a loro, Toti ha risposto soprattutto ai silenziosi ministri grillini: «Fino a che non cambieranno le leggi Autostrade è l’unico interlocutore possibile e indispensabile per chiunque voglia aprire un cantiere rapidamente». Il fatto che si sia aggiudicato il progetto di Piano (e, pare, l’acciaio “genovese” dei nuovi padroni indiani dell’Ilva) non fa che aumentare le sue chance. Malgrado quello dell’archistar sia al momento poco più che un plastico (danneggiato) che il pragmatico Castellucci definisce un «prestigioso contributo».

E così se nel decreto Genova entreranno tutte quelle novità attese come il potenziamento della vigilanza sulle concessioni e lo strumento per avviarne la rinegoziazione, la soluzione per il ponte appare condizionata dall’esigenza di non far passare troppi mesi prima di aprire i cantieri. Il fattore tempo gioca a favore di Autostrade e di Toti, che si spinge a prevedere l’inaugurazione per l’autunno del prossimo anno. Fincantieri, potenziale alleata di Di Maio e Toninelli sul versante della «publicizzazione» della ricostruzione, si è già seduta al tavolo con i Benetton. E la Lega lascia al commissario straordinario il compito di litigare con gli alleati grillini. «Per noi è essenziale che si faccia presto», dice solo il sottosegretario leghista Rixi, ed è già abbastanza.

* Fonte: Andrea Fabozzi, IL MANIFESTO[1]

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