by Adriana Pollice * | 11 Agosto 2018 16:59
«Preparativi per nuove richieste d’arresto» sarebbero in corso presso la Procura internazionale dell’Aja, riguardano l’inchiesta sulla violazione dei diritti umani in Libia. A dare la notizia è Avvenire, che racconta anche di un gruppo di investigatori che, per la prima volta, si è potuto recare a Tripoli per documentare il trattamento a cui sono sottoposti i migranti. L’indagine va avanti da mesi e coinvolge anche appartenenti alla Guardia costiera libica. Il punto di partenza è il report stilato lo scorso febbraio dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, frutto della missione Unsimil su mandato Onu.
NEL FASCICOLO SONO poi confluite migliaia di segnalazioni, incluse quelle che riguardano le aste di schiavi e il dossier di Amnesty International che accusa Italia, Malta ed Europa di essere «collusione con i libici» usando come «moneta di scambio le vite dei migranti»: i paesi dell’Ue starebbero cospirando per contenere rifugiati e migranti in Libia, dove sono esposti a torture e abusi. La magistratura dell’Aja indaga dal 2011, cinque mandati di cattura già emessi ma le autorità di Tripoli non hanno mai dato seguito. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, insiste nel sostenere che la Libia è uno stato sovrano nonché un porto sicuro. Il report Unsimil racconta una realtà differente: «I conflitti in corso continuano a provocare vittime civili. Le principali cause di morte includono scontri a fuoco, attacchi aerei, esplosivi rimasti dalla guerra civile, ordigni esplosivi improvvisati e bombardamenti». Nel mirino anche le strutture sanitarie come a Bengasi, Misurata, Sabratah e Sirte.
NON C’È SICUREZZA per le strade ma va molto peggio ai migranti. Il report racconta «la condotta spericolata e violenta» della Guardia costiera di Tripoli, quella a cui il governo ha appena fornito 12 motovedette: «Il 6 novembre 2017 picchiano i migranti con una corda e puntano armi da fuoco nella loro direzione durante un’operazione in mare».
Nel dossier si legge anche di «uso di forza letale eccessiva e illegale da parte dei funzionari del Dipartimento per la Lotta alla migrazione illegale. Il 19 novembre, membri dei gruppi Tajura e Janzur, affiliati al Dipartimento per la lotta alla migrazione illegale, hanno aperto il fuoco sui migranti senza fornire qualsiasi avvertimento verbale».
LE DONNE HANNO RIFERITO di essere state «sottoposte a stupro, prostituzione forzata e violenza sessuale per mano di funzionari statali, membri di gruppi armati, contrabbandieri e trafficanti». Gravi violazioni anche contro i minori «compreso l’uccisione, la mutilazione e il rapimento di bambini».
* Fonte: Adriana Pollice, IL MANIFESTO[1]
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