Ryanair, lo sciopero dei piloti paralizza mezza Europa

by Massimo Franchi * | 11 Agosto 2018 16:52

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Sciopero europeo, non in Italia. A due settimane dal primo – e storico – sciopero continentale degli assistenti di volo – 25 e 26 luglio – ieri è stato il turno dei piloti. La protesta è stata massiccia in Irlanda, Germania, Svezia, Belgio e Paesi Bassi. I voli cancellati sono stati oltre 400, gli aeroporti più coinvolti sono stati lo Schonefeld di Berlino, Goteborg e Stoccolma lasciando a terra circa 70mila persone.

I piloti chiedono un aumento retributivo e un miglioramento delle condizioni di lavoro e la sottoscrizione di contratti di lavoro nazionali. La stragrande maggioranza di loro è una sorta di partita Iva a cui viene riconosciuto un salario complessivo mensile a seconda delle ore di volo. Altri sono assunti tramite società terze con sedi in paradisi fiscali o a Malta, come capita ad alcuni piloti italiani.

IL LORO POTERE CONTRATTUALE è molto più alto rispetto agli assistenti di volo: l’anno scorso proprio l’esodo di centinaia di loro verso altre compagnie che assicurano stipendi e condizioni molto migliori provocò la cancellazione da parte di Ryanair di migliaia di voli.

Da quel momento la regina del modello low cost è dovuta – obtorto collo – scendere a patti con gli odiati sindacati. Qualcosa di impensabile per il fondatore Micheal O’Leary che ancora pochi mesi fa parlava di «inferno che si ghiaccerà» o diceva: «Preferisco tagliarmi una mano che siglare accordi con i sindacati».

Accordi che invece sono stati sottoscritti con i sindacati dei soli piloti in Inghilterra (col sindacato Unite) mentre le trattative continuano in Irlanda. Nessun problema invece in Polonia dove il riconoscimento dei sindacati è quasi impossibile per legge. Proprio per questa ragione, così come successo agli assistenti di volo, in vista dello sciopero di oggi Ryanair ha spostato piloti polacchi particolarmente in Olanda.

In questi giorni poi molte sono state le denunce dei sindacati – soprattutto in Spagna – per le minacce fatte dalla azienda ai lavoratori che avrebbero scioperato. Nonostante le rassicurazioni del chief people officer Eddie Wilson, alcune lavoratrici hanno mostrato il taglio del bonus produttività in busta paga. Per non parlare delle minacce al blocco delle promozioni e degli spostamenti. O’Leary a tal proposito era stato chiaro: «Se ci sono persone che vogliono fare sciopero solo per il piacere di fare sciopero, troveranno i loro posti di lavoro messi sull’aereo».

LA LOTTA UNITARIA dei sindacati contro il modello Ryanair è partita all’inizio di luglio quando a Dublino la federazione internazionale trasporti (Itf) guidata da Stephen Cotton e dal suo omologo europeo Eduardo Chagas (Eft) ha riunito i sindacati dei vari paesi e approvato la «Carta dei diritti» per «rendere più giusta» RyanAir per assistenti di volo e piloti. Itf che ieri prometteva azioni legali contro i comportamenti aziendali.

ESSERE LA PRIMA AZIENDA a subire scioperi europei (riusciti) sta creando più di un grattacapo a Micheal O’Leary. Il modello Ryanair scricchiola tanto che nei conti del primo trimestre gli utili sono precipitati del 20 per cento – nonostante un aumento dei passeggeri del 7 per cento – a causa dei «costi più elevati del carburante e del personale». Ciò significa che Ryanair è diventata la prima compagnia europea anche – se non soprattutto – grazie ad un costo del lavoro molto più basso rispetto alle concorrenti (non rispettando i contratti nazionali) che le consente di tenere prezzi molto più bassi delle altre compagnie low cost.

IN ITALIA LO SCIOPERO NON È stato nemmeno indetto. La situazione è sindacalmente molto complessa. L’Anpac, il sindacato autonomo dei piloti, aveva aperto una trattativa con Ryanair ma proprio alla vigilia dello sciopero di fine luglio anche la Fit Cisl ha deciso di rompere il fronte confederale e il 20 luglio – assieme anche ad Anpav (sindacato autonomo degli assistenti di volo – hanno firmato un «protocollo di relazioni industriali» per arrivare ad un contratto collettivo per il personale navigante con base in Italia anche per con le agenzie di reclutamento Crewlink e Workforce (per cui lavorano il 65 per cento dei lavoratori). Filt Cgil e Uilt non hanno invece piloti iscritti, ma lo scorso 24 luglio sono riuscite a far scioperare centinaia di assistenti di volo, bloccando decine di voli. Un grande successo.

* Fonte: Massimo Franchi, IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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