Ponte Morandi malato grave, degrado già prima del crollo anche a ovest

by Mauro Ravarino * | 24 Agosto 2018 10:44

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Il ponte Morandi continua a scricchiolare, la zona rossa viene ridisegnata con i check point presidiati dalle forze dell’ordine e il traffico, verso Ponente, si congestiona facilmente in via Guido Rossa, a pochi passi dal viadotto collassato martedì 14 agosto. Dieci giorni fa. Ma, intanto, Genova prova a mettere in moto uno spirito «resiliente», come ha sottolineato ieri il prorettore dell’Università, Michele Piana, che ha presentato il gruppo di lavoro dell’ateneo per partecipare, senza «lezioni ex cathedra», alla rinascita della città, in qualità di supporto alle istituzioni «con gli strumenti propri dell’accademia, dalla ricerca scientifica al trasferimento tecnologico, alla conoscenza».

E nell’incontro all’ateneo è emersa anche la testimonianza di chi viveva sotto l’ombra del gigante. «Il mio dolore oggi – ha raccontato una abitante di via Porro – è di non essere stati ascoltati, eppure da anni dicevamo che il ponte stava cadendo a pezzi. Cascavano calcinacci e ci davano le risposte più diverse, sempre evasive».

Attualmente non è solo la parte est, quella sopra i palazzi, a preoccupare. «È stato accertato uno stato severo di degrado anche del moncone del lato ovest del ponte Morandi», ha detto il procuratore Francesco Cozzi. Lo stato di gravità della parte ovest è stato constatato dai periti incaricati dalla procura, è compatibile con quello della parte est ed «è precedente al crollo del viadotto Morandi». Nella parte est, la pila numero dieci, sopravvissuta al crollo, mostra un degrado dei materiali di grado 4 su una scala 5, superiore a quello del pilone crollato.

Ieri, il procuratore Cozzi ha smentito le notizie diffuse da alcuni organi di stampa che ci sarebbero dieci o dodici persone iscritte nel registro degli indagati. Potrebbe non mancare molto ai primi avvisi di garanzia ma allo stato dell’arte la lista è ufficialmente vuota. E, per ora, non c’è stata «nessuna richiesta di incidente probatorio», che potrebbe dare il via libera alle analisi sulle macerie, che acquisirebbero così valore di prova nel futuro processo. È chiaro, nelle indagini, un aspetto: «Una constatazione della struttura che risulta in condizioni di manutenzione negative, in grave stato». I reati ipotizzati sono di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e attentato colposo alla sicurezza dei trasporti.

Il ponte Morandi era malato: il cerchio si stringe, quindi, attorno ai responsabili di questa condizione. Chi sapeva e non è intervenuto o non ha vigilato, sia tra i ranghi del concessionario privato che dello Stato. «È già stata acquisita la documentazione molto rilevante presso la direzione di Autostrade in varie località e ulteriori acquisizioni verranno decise a breve», ha aggiunto il procurato Cozzi.

La Guardia di finanza nel corso delle operazioni di sequestro condotte nelle sedi Autostrade per l’Italia di Genova, Firenze e Roma su mandato della procura di Genova, ha acquisito, a quanto si apprende, anche copia dei dati contenuti nelle sim di 15 cellulari di dirigenti della società.
E a proposito dell’abbattimento del viadotto (il dissequestro non è ancora autorizzato), Cozzi ha sottolineato: «Chiederemo, attraverso i nostri consulenti, che venga fatto con modalità tale da salvaguardare il materiale utile sul piano investigativo».

Il procuratore va cauto anche sulla posizione di Roberto Ferrazza, presidente della commissione del ministero delle Infrastrutture che, in qualità di provveditore delle opere pubbliche per la Liguria, firmò l’ok al progetto di Autostrade per la ristrutturazione del ponte Morandi. «è una questione che non ci riguarda», ha risposto interpellato in merito a possibili profili di conflitto d’interesse o di incompatibilità. L’interessato ha dichiarato: «Sono tranquillo, sento di non avere nulla da rimproverarmi. E personalmente non vedo un conflitto d’interesse, ma non sta a me giudicarlo. Per ora, nessuno dal ministero mi ha chiesto un passo indietro». E sul viadotto Morandi, Ferrazza ha precisato: «Noi non abbiamo esaminato il malato, ma la cura».

Il Miur ha stanziato due milioni e 800 mila euro per garantire la continuità didattica agli studenti genovesi sfollati dalle proprie abitazioni, circa cento alunni compresi i ragazzi iscritti ai triennali della formazione professionale.
Nel pomeriggio di ieri, si è svolta la visita del segretario del Pd, Maurizio Martina, ai soccorritori con l’annuncio che le Feste dell’Unità raccoglieranno fondi per Genova colpita dal disastro. E martina ha anche criticato lo «sciacallaggio politico» in corso, chiedendo «verità e giustizia».

* Fonte: Mauro Ravarino, IL MANIFESTO[1]

 

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