La nave Diciotti bloccata a Catania, ma Salvini proibisce lo sbarco
Dal mare lo scontro sulla nave Diciotti si trasferisce a terra e divide la coppia Salvini-Toninelli. Mettendo temporaneamente fine alla condivisione della linea dura sui migranti, il ministro dei Trasporti decide che è arrivato il momento di mettere la parola fine al vagare della nave della Guardia costiera e dei 177 migranti che si trovano a bordo. Una vicenda durata anche troppo e che rischia di provocare un nuovo intervento da parte del Colle oltre che alimentare ulteriormente il malumore crescente nella Marina. Nel pomeriggio Toninelli dà quindi disposizione alla Diciotti di dirigere verso Catania, indicato come porto sicuro dove sbarcare i migranti. «I valorosi uomini della Guardia costiera hanno fatto il loro dovere salvando vite umane a soli 17 miglia da Lampedusa. Ora l’Europa faccia in fretta la propria parte», scrive come al solito su twitter Toninelli.
Una scelta che però non piace al titolare del Viminale, che reagisce attaccando il collega. Poco dopo infatti fonti del Viminale fanno sapere che «il ministro Salvini non ha dato né darà nessuna autorizzazione allo sbarco dei migranti finché non avrà certezza che i 177 migranti andranno altrove». E Salvini arriva a minacciare di riportare i migranti in Libia. «Non commentiamo scenari ipotetici», afferma lapidario un portavoce della Commissione europea.
E’ muro contro muro, con i mezzo i migranti a farne le spese. Sbloccare la situazione per Toninelli era diventato ormai obbligatorio. La Guardia costiera dipende dal mistero delle Infrastrutture e come ministro ha il dovere di difenderla e garantire che possa operare senza essere ostacolata. Anche la scelta del linguaggio usato, con quell’aggettivo «valorosi» a rivendicare il lavoro di soccorso in mare, non è causale e rappresenta un’altra presa di distanze dalla linea di Salvini che invece per lo stesso motivo attacca da giorni la Guardia costiera. Unica concessione al collega leghista, quel rivolgersi all’Europa chiedendo di trovare in fretta una soluzione.
Ed è proprio su Bruxelles che da tre giorni lavora un’altra parte del governo. Sì perché se la coppia Salvini-Toninelli batte i pugni, c’è anche chi preferisce usare la diplomazia. Lo scopo ovviamente è lo stesso: costringere l’Unione europea a trovare un meccanismo di divisione dei migranti che permetta di mettere fine al ricatto ormai quotidiano delle navi lasciate senza approdo. A muoversi per primo, già da sabato, è stato il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, ma con lui sono anche la ministra della Difesa Elisabetta Trenta e probabilmente lo stesso premier. Moavero chiede quindi alla Commissione europea di attivarsi nella ricerca di Stati membri disposti ad accogliere i migranti. Lo stesso meccanismo utilizzato altre due volte con navi delle ong. Ma è chiaro a tutti che si tratta solo di un espediente temporaneo, valido fino a quando gli Stati che fino a oggi si sono mostrati disponibili non si saranno stancati dei ricatti di Roma. A ricordarlo ci pensa da Berlino il portavoce della cancelliera Merkel, che però si rifiuta di commentare le parole del ministro degli Interni italiano. «Abbiamo già detto nelle scorse settimane – viene invece sottolineato – che servono soluzioni europee durevoli e solidali, che vanno trovate a livello europeo».
Che non sia facile lo dimostra lo steso comportamento di malta. A smentire quanto affermato inizialmente dalla Valletta, secondo la quale i migranti si sarebbero rifiutati di essere soccorsi dalle motovedette maltesi, ci sono i racconti fatti agli inquirenti da otto dei tredici migranti evacuati dalla nave per motivi sanitari e che ora si trovano nel centro di accoglienza di Villa Sikania, in provincia di Agrigento. Alla polizia gli otto. quasi tutti eritrei, hanno spiegato di essere stati avvicinati il 14 agosto , dopo circa un giorno e mezzo dalla partenza dalla Libia, «da un’imbarcazione di notevoli dimensioni e da due gommoni» che si sarebbero presentati come mezzi maltesi». E che dopo averli riforniti di acqua, cibo e giubbotti di salvataggio, e dopo averli informati di «aver sbagliato rotta», si sarebbero offerti di «scortarli» verso Lampedusa. «Voglio capire capire se le accuse a Malta formulate dagli immigrati sono vere oppure no», ha subito affermato Salvini. «In caso positivo saremmo davanti all’ennesima prova dell’inesistenza dell’Europa».
* Fonte: Leo Lancari, IL MANIFESTO
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