by Michele Giorgio * | 11 Agosto 2018 16:56
Gaza. Ieri altri due palestinesi uccisi da soldati israeliani durante le manifestazioni della Marcia del Ritorno
GERUSALEMME. Chitarre, batteria, piano elettrico, strumenti vari e voce. Al Anqaa, band collettiva di giovani di Gaza, ha tenuto ieri un concerto sulle macerie del Palazzo della cultura al Meshal di Shate, polverizzato giovedì pomeriggio da due missili ad alto potenziale sganciati da un F-16 israeliano. Non ci sono stati morti, “solo” 18 feriti e decine di case circostanti danneggiate. E’ stato una sorte di rito funebre in musica più che un concerto, in onore di quello che era uno dei rari spazi culturali a disposizione di due milioni di palestinesi. Gaza in queste ore piange per il paramedico volontario Abdallah al Qatati e il 55enne Said al Alul, colpiti a morte ieri dal fuoco dei soldati israeliani durante le manifestazioni della “Marcia del Ritorno” nonché per la giovane mamma Enas e la sua figlioletta Bayan uccise mercoledì notte da un bombardamento. E piange anche per un’altra delle sue infrastrutture civili che non potranno mai più essere utilizzate. L’edificio ospitava un teatro, una biblioteca, uffici di varie associazioni culturali e un centro per la comunità egiziana di Gaza. Le forze armate israeliane, attraverso un portavoce, Avichay Adraee, dicono di averlo distrutto perché parte di esso veniva utilizzato dall’ala militare di Hamas, le Brigate Ezzedin al Qassam. Idris Taleb, regista teatrale che nel al Meshal ci lavorava da quando aveva 18 anni, ieri si affannava a ripetere ai giornalisti che in quel palazzo si facevano solo programmi culturali e spettacoli artistici.«Lì dentro ci sono stato per più di otto anni e non ho mai notato nulla che fosse legato alla politica. Non in passato e neppure di recente».
Da due mesi un gruppo di giovani attori provava sul palcoscenico dell’al Meshal uno spettacolo teatrale, “Iniezione di anestetico”. Sarebbe andato in scena durante le prossime festività dell’Eid al Adha, la festa islamica del sacrificio che cade nella seconda metà di agosto. Giovedì mattina avevano cominciato a montare le scene e le decorazioni. Nel pomeriggio l’edificio, non c’era più. Per Idris Taleb «Gli israeliani distruggono anche le strutture culturali. Sanno che la cultura è un’altra forma di resistenza del nostro popolo». Il centro al Meshal era utilizzato per iniziative culturali anche da associazioni e ong straniere. «Prima che annunciassero la tregua (tra Israele e Hamas), l’aviazione israeliana ha giusto fatto in tempo a ridurre in cenere questa struttura, uno dei pochi cinema e teatri disponibili a Gaza, utilizzato dalla popolazione locale per attività culturali e di intrattenimento tra i giovani, le donne e i bambini. Era fondamentale per lo scambio culturale, per la creatività artistica dei palestinesi di Gaza», ci diceva ieri Meri Calvelli, direttrice del Centro Italiano di Scambi Culturali –Vik. «Anche noi usavamo spesso la sala del teatro – ha aggiunto – per eventi nell’ambito di progetti di scambio e formazione tra Italia e Gaza, per attività circensi, per la danza, le esposizioni artistiche e i concerti. Aveva ospitato anche il Festival del cortometraggio, Nazra». Nel centro al Meshal si è svolta qualche anno fa una commemorazione di Vittorio Arrigoni, lo scrittore, giornalista e attivista assassinato a Gaza nel 2011. In suo onore una band palestinese cantò “Bella ciao” in perfetto italiano.
Ieri le manifestazioni della Marcia del Ritorno a ridosso delle linee di demarcazione con Israele si sono di nuovo bagnate di sangue. L’uccisione di Abdallah al Qatati ha ricordato quella di un altro paramedico, la giovane Razan al Najjar. Il ministero della sanità al termine della giornata ha dato un bilancio di 170 feriti, 45 dei quali colpiti da proiettili.
* Fonte: IL MANIFESTO[1]
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