by Massimo Franchi * | 18 Agosto 2018 20:03
A conferma che il caporalato non è un fenomeno limitato al solo Sud, ieri sei persone sono state arrestate a Mantova.
Il copione è lo stesso su tutto il territorio. Braccianti sfruttati per tre euro all’ora, giornate lavorative di 12-13 ore, alloggi in camper e roulotte fatiscenti con un bagno a disposizione per 25 persone collocato vicino ai campi coltivati.
Con un nuovo inquitante punto in comune – già denunciato dall’ultimo rapporto Agromafie e Caporalato della Flai Cgil e dal sociologo Marco Omizzolo – : i nuovi schiavi sono in gran parte persone «richiedenti asilo», più facili da controllare e meno avvicinabili dai sindacalisti perché la maggior parte la sera deve tornare negli centri Sprar.
Con un vero e proprio blitz in due aziende agricole di Asola, la task force dei carabinieri di Castiglione delle Stiviere per i «controlli straordinari nel settore agricolo, agroalimentare/forestale e ambientale – 2018» hanno arrestato sei persone, un italiano e cinque cittadini del Bangladesh, responsabili del reato di caporalato.
In due campi vicini tra i comuni di Asola e Piubega i militari hanno trovato al lavoro 42 persone, tra cui 24 senza un contratto regolare, in condizioni di sfruttamento e guardati a vista da 3 bengalesi incaricati di vigilare sui richiedenti asilo. Ascoltati dai militari, i lavoratori hanno spiegato di essere impiegati nella coltivazione delle zucchine per 12-13 ore al giorno con una paga oraria di 3 euro. Gran parte di loro erano alloggiati in un’area allestita dall’italiano arrestato, proprietario dei due terreni, mentre i bengalesi – evidentemente «sotto caporali» – ne erano gli affittuari.
Sia a fine giugno – con un imprenditore di Castel Goffredo arrestato – sia a fine luglio – con altri due arresti di imprenditori di Veleggio sul Mincio che sfruttavano richiedenti asilo – il mantovano era già stato teatro di operazioni contro il caporalato.
Da segnalare che la Cna – confederazione nazionale artigiana – di Mantova appoggia la lotta al caporalato e al lavoro nero e ha predisposto uno sportello di assistenza per i soci e un centro di ascolto per gli imprenditori che volessero segnalare anomalie e fenomeni di illegalità.
* Fonte: Massimo Franchi, IL MANIFESTO[1]
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