Ronde di Forza Nuova nel quartiere multietnico di Brescia
by Paolo Berizzi * | 15 Luglio 2018 9:53
Brescia. A cinquanta passi dall’Ambasciata, la nuova sede di Forza Nuova nel cuore di via Milano, un indiano Sikh tampona con un fazzoletto la fronte imperlata di sudore. Gli chiediamo se sa cos’è la “ casa dei patrioti”, questo avamposto neofascista appena inaugurato (con tanto di contro- corteo di collettivi e sindacati) e dedicato al giovane camerata Simone Riva. « Io lavoro e basta», dice l’immigrato.
Da qui, vestiti con maglie nere sulle quali spicca la scritta “ Trincea urbana”, partono in gruppo la sera militanti forzanovisti e ultrà del Brescia per pattugliare i “quartieri della vergogna”. La periferia, anzitutto. La stessa via Milano un tempo roccaforte operaia, Fiumicello e poi nel cuore della città il vecchio Carmine, e più in là la stazione. Siamo nella seconda città della Lombardia, ma lo schema si sta riproducendo in tutta Italia. “ No go area”: le chiamano così i “ neri” dell’ultradestra. Sono le zone dove — propagandano — « lo Stato non entra e gli italiani hanno paura». Per riprendersele, nel preoccupante tentativo di sostituirsi alle forze dell’ordine — ora considerate addirittura un «fastidio» — Forza Nuova ha lanciato una campagna nazionale: da Recanati a Castelvolturno, da Jesolo a Sanremo. Manipoli di “ vigilantes” riconoscibili da t-shirt e felpe impongono le loro passeggiate per la sicurezza. Iniziative sempre più diffuse e partecipate, da Nord a Sud. Parchi, strade, treni, autobus, metropolitane, spiagge, parcheggi, anche i cimiteri ( è accaduto pochi giorni fa nel biellese). « Lo Stato non ci va? Ci andiamo noi » , dice Luca Castellini coordinatore di FN per il nord Italia. Ronde. Ronde anti-immigrati, ronde contro gli ambulanti, ronde patriottiche. Ronde “ miste” e “ interforze”. Come quelle notturne di EuropeAwake sulle spiagge di Rimini dove gli estremisti polacchi dell’ONR (Obóz Narodowo — Radykalny) hanno dato manforte ai “ fratelli” forzanovisti. Non potrebbe esserci miglior terreno fertile — per i volontari fascisti delle varie “operazioni sicurezza” — del clima di paura, chiusura e odio che si sta diffondendo nel Paese. Né sembrano arretrare di fronte alle prese di posizione di questori e prefetti — alcuni — che ritengono inopportuni e illegittimi questi giri organizzati. C’erano una volta le ronde leghiste tra Lombardia e Veneto: era il 2008. Velleitarie, animate da cittadini con ambizioni da sceriffo, si rivelarono infine un flop e questo ancor prima che l’allora ministro dell’Interno Maroni riuscisse a varare il decreto legge per renderle operative. Dieci anni dopo, con la Lega al governo e un ministro dell’Interno molto più a destra del suo collega di partito, le ronde ritrovano vigore: da esperimento autarchico ambiscono a diventare fenomeno quasi strutturale del neofascismo. Forza Nuova, Casa-Pound, Lealtà Azione le propongono ogni giorno, decine, dalle metropoli ai piccoli Comuni. E molti cittadini gradiscono. «Già tanti bresciani sono venuti a ringraziarci » , scrive in un post Luca Castellini.
La strategia è consolidata: soffiare sul conflitto tra ultimi ( gli immigrati) e penultimi (gli italiani poveri). Dopo l’offensiva della scorsa estate contro i venditori ambulanti sulle spiagge, CasaPound adesso ha preso di mira i parcheggiatori abusivi: ultimi blitz a Cagliari e a Ostia. Forza Nuova sale sui vagoni dei treni (linea Cesena-Forlì), sugli autobus e sulle metropolitane, e si propone di ripulire i centri storici. Eccoli, a sorpresa, alla Pigna, il borgo antico di Sanremo. I nemici da allontanare? Immigrati, prostitute, senza tetto e i soliti ambulanti. Rimbalzano sui social le parole d’ordine: “ Prima gli italiani” ( slogan della Lega); “non tutti gli italiani si sono arresi”, “patria e tradizione”. Silvia Brena, segretaria della Camera del lavoro di Brescia, è preoccupata. «Fermiamo i fomentatori di odio, le ronde razziste, l’intolleranza scellerata che politici e nuovi fascisti cercano di insinuare tra la povera gente. In questi giorni a Brescia sono stati annunciati 314 licenziamenti di dipendenti della multinazionale Medtronic Invatec. La maggioranza sono donne che provengono da decine di Paesi del mondo. In queste settimane di sciopero e presidio si è manifestata tanta solidarietà vera tra la gente comune, quella in difficoltà che vive del proprio lavoro. È la migliore risposta alle ronde nere».
* Fonte: Paolo Berizzi, LA REPUBBLICA[1]
Vedi anche: L’Italia che sale sul ring al grido “A noi!”[2]
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Endnotes:
LA REPUBBLICA: http://www.repubblica.it/
L’Italia che sale sul ring al grido “A noi!”: https://www.dirittiglobali.it/2018/07/i-nuovi-fascisti-litalia-che-sale-sul-ring-al-grido-a-noi/