Omicidi bianchi, due vittime della precarietà a Carrara e in Veneto

Omicidi bianchi, due vittime della precarietà a Carrara e in Veneto

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In Veneto la vittima è un operaio di una ditta esterna che senza attrezzatura adatta smontava comunque un macchinario in fabbrica

Questa volta la tragedia a Carrara non è avvenuta in cava, ma in uno dei depositi dove sono stoccati i blocchi di marmo in attesa di essere lavorati. Qui è morto Luca Savio, 37 anni, operaio precario che stava lavorando con un contratto di soli sei giorni, firmato il 9 luglio e in scadenza il 14. Savio, che lascia una moglie e un figlio piccolo, era un “gruista”, ed è stato colpito al torace da un blocco che, secondo la prima ricostruzione di carabinieri e tecnici della Asl, si è improvvisamente spostato sul terreno dove era già stato calato.
La notizia della tragedia si è subito propagata nel comprensorio del marmo. Allo sciopero spontaneo dei cavatori si sono uniti molti addetti del settore impegnati nel trasporto e nella lavorazione del materiale lapideo. Oggi in città ci sarà lutto cittadino, mentre la condizione di precarietà dell’operaio ha colpito i sindacati, le forze politiche di sinistra e le istituzioni locali.
Dalla Cgil Toscana il segretario Mauro Fuso si chiede: “Dovremmo domandarci se questo lavoratore, con un contratto di pochi giorni, abbia ricevuto la corretta formazione sulla sicurezza nel lavoro, oppure se questa formula e la conseguente precarietà non sia all’origine dell’infortunio mortale”. Mentre i consiglieri regionali di Sì–Toscana a Sinistra, Tommaso Fattori e Paolo Sarti, segnalano: “La Regione si è mossa per migliorare la sicurezza in questo settore, ma occorre allargare il raggio di azione e intervento anche a quel che accade nell’indotto del marmo: l’operaio lavorava per un’azienda che presta deposito per conto terzi”.
Rilievi evidenziati anche dalla Cgil di Massa Carrara, e sul fronte politico da Mdp, che con Enrico Rossi ha osservato: “C’è una proliferazione di terzocontisti, e vengono fatti svolgere compiti diversi da quelli che un lavoratore è chiamato a eseguire in base al contratto sottoscritto. L’assenza di formazione adeguatasi presenta così come una conseguenza naturale, di fronte alla quale non possiamo più chiudere gli occhi”. Per la Toscana la tragedia odierna è stata la diciassettesima dall’inizio del 2018, con la terribile costante di vittime in settori diversi ma sempre nella movimentazione di carichi pesanti.
Nel corso della giornata poi un altro incidente mortale sul lavoro è avvenuto nel padovano, alla Maus di Campodarsego, dove un 45enne modenese, titolare di una ditta di manutenzione esterna, la Detto Fatto, è precipitato da un’impalcatura. “Insieme ad altri due lavoratori – denuncia la Fiom Cgil – la vittima era arrivata in azienda per la prima volta. I tre avevano cominciato lo smontaggio di un macchinario anche se non era stato formalizzato il contratto di lavoro. Per giunta non erano ancora dotati di tutta l’attrezzatura necessaria, e questa era stata data loro dai dipendenti della Maus, altrimenti non avrebbero potuto procedere nella mansione assegnata alla Detto Fatto”.

FONTE: Riccardo Chiari, IL MANIFESTO



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