Migranti, passa la linea Salvini, bloccati al largo i 450 di Zuara

Migranti, passa la linea Salvini, bloccati al largo i 450 di Zuara

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Fermi al largo della Sicilia, bloccati dal Viminale che non vuole sbarchi: i 450 partiti da Zuara su un barcone in legno e avvistati venerdì intorno alle 4 di mattina, ieri sera non avevano ancora messo piede a terra. Per il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, avrebbero dovuto fare rotta verso sud, Malta o Libia, ma la legge vieta i respingimenti. L’Italia è già stata condannata nel 2012 per il respingimento collettivo attuato nel 2009 dal governo Berlusconi, in virtù degli accordi stipulati con Gheddafi. Al Viminale c’era il leghista Roberto Maroni.

TOCCA COSÌ al premier Giuseppe Conte chiamare Bruxelles e i partner europei, la svolta ieri sera: 50 restano in Italia, 50 rispettivamente a Malta e Francia. Trattative con gli altri partner sono andate avanti a oltranza. Lo sbarco potrebbe avvenire stamattina.

I 450 si sono messi in viaggio giovedì stipati su un vecchio peschereccio, hanno attraversato la zona Sar libica e poi quella maltese, le autorità de La Valletta si sono limitate ad accertare che il barcone galleggiasse e li ha lasciati proseguire verso la Sicilia. Salvini venerdì pomeriggio ha postato sui social: «In un porto italiano non può e non deve arrivare». Venerdì sera erano al largo di Linosa. La Guardia costiera e la Guardia di finanza si sono avvicinate per monitorare la situazione, i migranti li hanno avvistati e si sono gettati in acqua rischiando la vita per farsi salvare. Alle 7 di ieri mattina erano tutti al sicuro: in 176 sul pattugliatore Protector del dispositivo Frontex, 266 sul Monte Sperone della Gdf. Otto invece sono stati smistati negli ospedali siciliani, gli unici ad aver toccato terra. Gli altri sono rimasti in mare per un giorno ancora, in attesa dei colloqui tra il governo, Bruxelles e i leader europei. Potrebbero sbarcare stamattina a Pozzallo (o ad Augusta).

Salvini al vertice di Innsbruck ha ribadito la necessità di inserire la Libia tra i porti sicuri dove è possibile far sbarcare i migranti. Quanto sia sicura la vita in Libia lo raccontano gli otto finiti in ospedale, tutti disidratati e debilitati: una donna eritrea, ricoverata a Modica, è talmente sfinita da essere in pericolo di vita, sulla Protector sono rimasti i suoi due figli, dal sindaco di Pozzallo è arrivata la sollecitazione a riunire la famiglia. Luna, ventenne eritrea, ha spiegato: «Siamo stati due giorni in mare senza mangiare, abbiamo avuto paura di morire», è in ospedale a Palermo per stare accanto a una sua amica diciassettenne, incinta al settimo mese. Gli infermieri commentano: «Sono talmente denutriti che sembrano reduci dai campi nazisti». Uno dei ricoverati racconta che per diversi mesi hanno potuto mangiare solo pochi grammi di pasta al giorno.

A PALERMO ci sono anche una mamma con la figlia di 4 anni: ha 27 anni e pesa 35 chili, è stata sette mesi in Libia dove l’hanno più volte violentata. Appena arrivata in ospedale ha chiesto cibo per la figlia: «Non mangia da tre giorni».

Salvini ieri ha ripetuto a Conte: «Occorre rispetto e coraggio per stimolare un intervento europeo. Si nutrono e curano tutti a bordo ma non si arriva in nessun porto». Il premier lo ha rassicurato: una lettera ufficiale è stata inviata a Bruxelles e ai leader europei per sollecitare l’applicazione dei principi stabiliti nell’ultimo Consiglio Ue di fine giugno, dove però la linea della solidarietà era passata solo su base volontaria. In serata sui social Conte annuncia: «Francia e Malta prenderanno rispettivamente 50 persone. A breve arriveranno anche le adesioni di altri paesi. A telefono ho ricordato ai 27 leader europei la logica di condivisione nelle conclusioni del Consiglio europeo. Le stesse cose le ho ribadite al presidente della Commissione europea Juncker e al presidente del Consiglio europeo Tusk. Finalmente l’Italia è ascoltata». Aggiungendo poi che 50 rimarranno in Italia. La richiesta ai capi di stato e di governo è stata mettere a disposizione i porti o prendere in carico quote di migranti. Salvini esulta e si intesta la vittoria: «Malta e Francia accolgono, bene. Io non mollo».

DA TRAPANI è poi arrivato un aggiornamento sulla vicenda dei 67 salvati dal mercantile Vos Thalassa. La procura ha emesso un decreto di fermo a carico di Bichara Tijani Ibrahim Mirghani e Ibrahim Amid, finora indagati a piede libero. Le indagini hanno accertato il loro ruolo nell’aggressione all’equipaggio e i magistrati hanno modificato le accuse in resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale e concorso in favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

FONTE: Adriana Pollice, IL MANIFESTO



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