Il Prime day di Amazon in Spagna è di sciopero
Le lavoratrici e i lavoratori del maggior centro logistico di Amazon in Spagna, a San Fernando de Henares, vicino a Madrid, hanno cominciato ieri uno sciopero di 72 ore, proprio in corrispondenza con l’Amazon Prime Day, il periodo di maggiore fatturazione dell’impresa statunitense. Tutti i principali quotidiani riportavano ieri praticamente una accanto all’altra, la notizia dello sciopero e quella finto-giornalistica dell’offerta «dei migliori sconti per i prodotti dell’Amazon Prime Day», a monito della difficoltà a raccontare le lotte dei lavoratori nelle imprese che possono permettersi di promuovere in maniera massiccia i propri prodotti.
NONOSTANTE TUTTO, PERÒ, secondo i sindacati, la protesta è stata assecondata dalla maggioranza dei lavoratori. Dei 3-400 previsti nel primo turno della mattina, ne sarebbero entrati solo una sessantina, la maggior parte dei quali quadri di Amazon o impiegati di agenzie di lavoro interinale. Non male, ammettono i sindacati, anche se la partecipazione sembra essere stata meno consistente che nello sciopero di marzo, che fu un grande successo (praticamente non entrò nessuno). La maggior parte dei lavoratori interinali è sottoposta a una grande pressione per ottenere il rinnovo dei contratti che possono durare anche solo poche settimane. In ogni caso, secondo elconfidencial.com, molti di loro ieri sono stati mandati a casa due ore prima per mancanza di lavoro.
FUORI DAI CANCELLI dell’azienda, dalle sei del mattino si concentrano un paio di centinaia di persone che indossano maschere di Jeff Bezos, fondatore e direttore di Amazon, e che cercano di convincere lavoratori e camion a non entrare. Nel timore di ripetere il gioco del “gatto e del topo”, l’azienda stavolta ha chiuso tutti gli ingressi e ha concentrato i vigilanti nell’unica entrata per proteggere i «crumiri» esquiroles in spagnolo, insulto che molti hanno ricevuto all’entrare). Nell’unico episodio di tensione, la polizia ha dissolto un picchetto che cercava di impedire l’accesso a un camion e ha multato un sindacalista.
La lotta dei lavoratori nasce dalla decisione di Amazon di non rinnovare il contratto particolare di cui godevano i suoi lavoratori per farli entrare nel contratto collettivo della logistica, meno conveniente e applicato ai lavoratori delle altre sedi Amazon in Spagna. La ragione per la quale a Madrid i lavoratori godevano di uno status migliore è che il centro di San Fernando era stato il primo ad aprire nella penisola. Da dicembre, scaduto il contratto, i lavoratori non ricevono alcun aumento salariale.
A PARTE LA RICHIESTA di revocare la decisione sull’abolizione del contratto, i lavoratori chiedono un aumento dei salari dell’1.5% in più rispetto all’inflazione. Amazon ha offerto solo l’1.1% senza contare l’inflazione e migliorie nelle condizioni ma solo per alcuni lavoratori. Condizioni ritenute inaccettabili dai sindacati, che hanno rotto le trattative sabato.
Secondo Amazon, che in un comunicato ha sostenuto che la maggior parte dei lavoratori è rimasto al proprio posto di lavoro e che i camion sono entrati e usciti regolarmente dal centro, i numeri forniti dai sindacati non sarebbero reali. Sembra che ad ogni buon conto l’azienda abbia spostato nei giorni scorsi molta mercanzia in altri centri, soprattutto quello di El Prat del Llobregat, vicino a Barcellona, per minimizzare l’impatto dello sciopero in questa data chiave per il gigante degli acquisti online. I sindacati sottolineano che questi spostamenti certamente sono stati onerosi per l’azienda.
Sostiene Amazon che gli «attraenti salari» dei suoi lavoratori sono «nella fascia alta» del settore logistico. Secondo dati del elmundo.es, l’offerta per un nuovo lavoratore sarebbe di 19.800 euro lordi all’anno (2.5% in più di oggi), e un lavoratore con 4 anni di anzianità arriverebbe a 21.000. Certo, con sconti, un’assicurazione e fondo pensione.
IL PRIME DAY DELL’ANNO scorso a livello globale ha fruttato al gigante dell’online 1 miliardo di dollari di fatturazione secondo JP Morgan. In Spagna, l’anno scorso nel Prime Day si mandarono circa mezzo milione di pacchetti, secondo il sindacato UGT.
* Fonte: IL MANIFESTO
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