by Shendi Veli * | 18 Luglio 2018 9:27
Mentre l’agenda mediatica del paese è scandita dalle sparate xenofobe del governo, fuori dai riflettori si sviluppano inziative di trasformazione sociale. Una galassia di associazioni, cooperative agricole, fabbriche recuperate si sono incontrate lo scorso aprile a Roma dando inizio a un percorso per la stesura collettiva di un documento programmatico. Le realtà coinvolte, sparse in tutta Italia, sono accomunate dalla sperimentazione di forme di produzione alternativa, fuori dalle logiche di profitto e sfruttamento.
Alcune operano già in rete tra loro, come il network Genuino Clandestino che, in opposizione all’estrattivismo dei grandi consorzi alimentari, percorre la via della produzione agricola autogestita a filiera corta, federando le comunità contadine solidali.
Come la Ri-MAFLOW, cooperativa nata dall’autogestione di una fabbrica riconvertita, che promuove il circuito di acquisto solidale Fuori Mercato. O come le Brigate di Solidarietà Attiva, associazione che sostiene il mutuo soccorso su obiettivi pratici a livello territoriale. Il secondo incontro c’è stato a fine giugno, negli spazi della fattoria autogestita Mondeggi, e alcuni obiettivi sono stati fissati.
Intanto la scrittura di un manifesto, di cui per ora è stata pubblicata la prima bozza. Una riflessione condivisa, e in continuo aggiornamento, per le esperienze di mutualismo in Italia. «L’intento è quello di fare rete e costruire mobilitazione, ma anche creare un pensiero del mutualismo, dare sostanza all’elaborazione che nasce dalle esperienze concrete» afferma Giulio Calella, della rete Fuori Mercato e tra i promotori dell’inziativa. In secondo luogo si lavora alla costruzione di nuovi momenti di incontro, per far dialogare le diverse realtà che si muovono nell’ambito della cooperazione sociale. «Da una parte c’è l’esigenza di far emergere quello che siamo e rafforzare i meccanismi solidali, promuovendo la riproducibilità delle nostre forme di vita, dall’altra è difficile trovare un equilibrio, tutelare l’autonomia di ciascuna esperienza all’interno di una cornice comune» dice Francesco, di Mondeggi.
Il manifesto è diviso in due parti. Una più teorica, che ha lo scopo di fare chiarezza sui termini. Prendendo le distanze dalle distorsioni della new economy, che sotto l’etichetta della condivisione, sharing, cela nuove forme di sfruttamento. L’intento è però anche quello di superare le versioni più assitenzialiste del concetto di mutualismo. Alla base c’è la valorizzazione del conflitto come orizzonte comune, per immaginare un piano di mobilitazione che vada oltre la difesa dell’esistente.
La seconda parte del Manifesto prova invece a definire degli obiettivi di lavoro concreti.
Il prossimo appuntamento sarà dal 28 al 30 Settembre, alla Ri-MAFLOW, Trezzano sul Naviglio, in vista di un meeting internazionale del mutualismo, da organizzare per la prossima primavera.
* Fonte: Shendi Veli, IL MANIFESTO[1]
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