Razzismo e xenofobia dei quali accusa Salvini, aggiungendo che «associare la criminalità a determinate origine etniche non è accettabile, è un modo per alimentare la xenofobia » . Insomma, per la Jourova è un comportamento « incompatibile » con i principi e i valori su cui si fonda l’Unione mentre le autorità pubbliche dovrebbero « prendere le distanze e combattere i comportamenti xenofobi e razzisti».
Il linguaggio e anche gli annunci del neo ministro dell’Interno sono spesso al centro di polemiche e di malumori da parte degli alleati di governo. E a Milano, proprio sulla tematica dei campi nomadi, c’è stato un incidente di percorso con il Movimento 5stelle che ha votato contro la proposta di Forza Italia sul censimento dei Rom.
Lo strappo dei grillini, che a livello nazionale sostengono il governo giallo- verde, è avvenuto su una mozione che rilancia il censimento già ipotizzato dal ministro dell’Interno e numero uno della Lega. La mozione, che è stata approvata a scrutinio segreto con 39 sì contro 31 no e un solo astenuto, chiede al governatore della Lombardia Attilio Fontana della Lega di « attuare un censimento regionale» per «definire il numero dei campi rom, sinti e camminanti» , per « monitorare la frequenza scolastica » e anche « comprendere le risorse economiche utilizzate per la gestione dei campi regolari».
I Cinque stelle avevano chiesto di votare la mozione per parti separate perché favorevoli solo alla chiusura degli insediamenti irregolari, e non a tutto il resto del provvedimento, e siccome il voto segreto prevede che si vota sì a tutto oppure no a tutto, hanno optato per la porta chiusa in faccia agli alleati di governo nazionale. «Avevamo chiesto il rinvio in Commissione della mozione, che andava approfondita per arrivare a soluzioni utili», spiega il capogruppo grillino in Lombardia, Andrea Fiasconaro. Nel senso che la loro idea era di trattare con maggiore ragionevolezza la questione nomadi ( lo 0,001 per cento della popolazione milanese), ma, di fronte all’oltranzismo di Forza Italia, non hanno avuto alternative. E la destra, che in Lombardia chiede anche l’esercito come presidio nelle case popolari, è rimasta sola.
Fonte: Alberto D’Argenio, LA REPUBBLICA