Grecia. Abusivismo e disboscamento hanno bruciato l’Attica
Mati non c’è più, travolta dalle fiamme e prima dalla speculazione. Perché il mercato delle villette al mare ha retto bene anche durante la crisi
ATENE. I soccorritori si muovono in un’area che sembra bombardata, con ruderi che ancora fumano, pini carbonizzati e carcasse di macchine che le gru della Protezione Civile cercano faticosamente di rimuovere. Le gru e le sirene sono gli unici rumori in un silenzio spettrale. Si incontrano famiglie che tornano ansiose nelle loro abitazioni, per vedere cosa sia rimasto in piedi. Tutti sono controllati perché si aggirano molti “sciacalli”, saccheggiatori senza scrupoli. Un gruppo di quattro giovanotti è stato arrestato alla località Neos Voutsas mentre svaligiava un villino. Pare che andassero in giro a dire che erano volontari di Alba Dorata. In tutta la zona, circa 21 mila ettari, ci sono pattuglie della polizia, dei vigili e anche dei militari, giorno e notte.
Molti vorrebbero tornare a casa ma le pattuglie lo sconsigliano. Tutta la zona è senza acqua e senza corrente e si sperava di ripristinali entro stamattina. Poi andranno fatti i controlli di staticità, un lavoro lungo e difficile. Come lunga e difficile è la conta delle vittime. In serata l’esplorazione degli appartamenti vuoti era sostanzialmente terminata, escluse le poche abitazioni inaccessibili. Il numero delle vittime dovrebbe essere di 81 persone mentre ne rimangono disperse 34. È molto probabile che si siano scomparse in mare. Un’ecatombe. Sono tutti greci, meno un padre belga che non ce l’ha fatta a salvarsi, ma ha fatto in tempo ad affidare il proprio bambino a un gruppo in fuga.
Verso sera una forte pioggia ha dato il colpo definitivo agli ultimi focolai rimasti nella zona montagnosa di Penteli, nell’entroterra di Mati. Sotto controllo l’incendio scoppiato all’altro capo dell’Attica, verso Loutraki, che per alcune ore sembrava minacciare i piccoli centri della zona.
LO SFORZO ORA però è quello di salvare i sopravvissuti. Molti sono ospitati in palestre e centri sportivi dei paesi vicini, come Rafina o Maratona. Altri nelle colonie estive del Comune di Atene, prontamente sgomberate dai bambini terrorizzati. Dal primo momento sono stati forniti di vestiti, visto che molti erano ancora con il costume da bagno. Poi assistenza medica, anche psicologica, da parte di decine di medici volontari, mentre all’ospedale di Thriasio c’era la fila per donare sangue.
Grandissima solidarietà anche dall’estero, dall’Italia, Cipro e Israele, che hanno mandato mezzi antincendio, mentre Putin ha approfittato dell’occasione per inviare un caloroso messaggio che dovrebbe archiviare recenti polemiche, del tutto inusuali, tra Mosca e Atene.
LA MOLLA DELLA SOLIDARIETÀ è scattata come non mai. Centinaia di volontari impiantano cucine, raccolgono detriti e informazioni, esplorano la zona bruciata. Tantissime le offerte di appartamenti vuoti per chi è rimasto senza tetto, offerte di medici, scuole, ristoranti della zona. Pronto il tam tam dei social media per chi cerca parenti o amici persi nel panico della grande fuga. Un povero padre ha visto le figliolette gemelle di nove anni imbarcarsi su un pattugliatore e ora fa il giro delle emittenti lanciando appelli per ritrovarle. Altri cercano l’anziano disperso, l’amico, il vicino. Non è facile comunicare: nella zona i cellulari funzionano a piacimento e gli inviati di radio e tv devono camminare molto alla ricerca del segnale. In molte strutture di accoglienza non c’è il televisore. Soprattutto però manca un centro di coordinamento, un Quartier Generale che raccolga informazioni e dia indicazioni univoche.
TSIPRAS HA STANZIATO una serie di misure di sollievo per le vittime dell’incendio, dalla sospensione della tassa sull’immobile fino a un sussidio straordinario. Ma non sono stati annunciati fondi per la ricostruzione. Il problema è delicato. Nei due comuni della zona, Rafina e Maratona, più di ottanta mila ettari di bosco sono stati disboscati in maniera illegale negli ultimi decenni. Tutta Mati era sorta in maniera abusiva. Considerando i cambiamenti climatici in corso e l’aumento costante della temperatura, l’attuale distruzione non potrebbe essere l’occasione per abbattere definitivamente le case di vacanza e restaurare solo le case di chi ci abita stabilmente? O almeno per ridurre sensibilmente la parte abitata in favore della foresta? Ieri il premier ne ha parlato con i sindaci e i responsabili della regione.
Tsipras ha davanti agli occhi un’altra catastrofe, avvenuta nella località Mandra nel novembre scorso, quando le forti piogge hanno travolto gran parte dell’abitato, uccidendo 23 persone. Si è scoperto che tutta la piccola città era stata costruita abusivamente sul rivolo dei torrenti, e alla fine le acque si sono vendicate. Tanti mesi più tardi, le piogge primaverili hanno di nuovo allagato l’abitato, visto che gli edifici danneggiati nel 2017 continuavano a stare allo stesso posto, ostruendo il rivolo.
LA GRECIA, e in particolare l’Attica, sono il regno dell’abusivismo. Prima di ogni elezione si abbonda in concessioni illegali in cambio di voti. È andata avanti a lungo: questa industria di devastazione della natura per vendere lotti “edificabili”, non ha mai smesso di fare affari, neanche negli anni più bui della crisi. Quando gli immobili nelle città venivano svenduti per pochi soldi, le villette al mare, nelle isole o nella terraferma, continuavano ad avere un mercato.
* Fonte: Dimitri Deliolanes, IL MANIFESTO
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