Fortezza Europa. L’Austria minaccia: «Proteggeremo le frontiere meridionali»
La minaccia di una chiusura dei confini europei era nell’aria da tempo ma ha cominciato a diventare davvero concreta solo ieri dopo che la Germania, sulla base dell’accordo raggiunto tra la cancelliera Merkel e il ministro degli Interni Seehofer, ha annunciato che respingerà oltre i suoi confini i richiedenti asilo che si trovano irregolarmente sul suo territorio. E quelli che non sarà possibile rimandare nel paese di primo arrivo per l’assenza di accordi bilaterali – come nel caso dell’Italia – verranno semplicemente accompagnati alla frontiera con l’Austria. Annuncio più che sufficiente per il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, da soli tre giorni presidente di turno dell’Unione europea, e al vice cancelliere, nonché leader dell’estrema destra Heinz-Christian Strache, per passare dalle parole ai fatti. «Il governo austriaco è pronto a mettere in atto misure di protezione dei suoi confini meridionali», ha detto Kurz minacciando a sua volta la ripresa dei controlli alle frontiere con Germania e Italia.
Dichiarazioni che potrebbero rappresentare l’inizio di un pericolosissimo effetto domino in cui, uno dopo l’altro, gli Stati potrebbero sigillare le frontiere facendo tremare Schengen. Non a caso il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ha subito messo le mani avanti: «Se l’Austria chiude il confine se ne assume la responsabilità», ha detto il titolare della Farnesina avvertendo Vienna. Moavero è stato però l’unico esponente del governo gialloverde a mostrarsi preoccupato per le possibili conseguenze della scelta di Vienna. Sia dal premier Giuseppe Conte che dal ministro degli Interni Matteo Salvini sono infatti arrivate le classiche risposte di chi vuol far vedere di non temere niente e nessuno. «La nostra posizione sui movimenti primari e su quelli secondari non cambia, e se qualcuno lo pensa sbaglia», fa sapere infatti il premier. Mentre Salvini minimizza: «Se l’Austria vuole fare controlli ha tutto il diritto di farlo. Noi faremo lo stesso e a guadagnarci saremo noi, perché sono più gli altri a venire da noi che non viceversa».
Salvini si riferisce ai cosiddetti «dublinati», i profughi che ogni Stato europeo cerca di rimandare nel paese in cui hanno presentato richiesta di asilo. Roma dovrebbe riprenderne circa 70 mila dall’Europa, ma – e in questo Salvini ha ragione – le minacce austriache non rappresentano un problema: nel 2016, ultimo anno del quale si conoscono i dati, Vienna ha chiesto infatti all’Italia di riprendere 3.717 dublinati e Roma ne ha accettati 2.699, molti di più di coloro che, viceversa, dovrebbero tornare in Austria dall’Italia. Se Vienna chiudesse le frontiere le «riammissioni passive», come vengono chiamate le espulsioni, cesserebbero del tutto.
Quello che il ministro leghista non dice è che le conseguenze economiche di un’eventuale chiusura rischierebbero di essere pesantissime per l’Italia. Solo per fare un esempio: secondo uno studio di Confindustria dal Brennero transitano 12 milioni di autovetture e 2,2 milioni di Tir l’anno insieme a più di 40 milioni di tonnellate di merci. Lo stop si ripercuoterebbe in particolare sugli autotrasportatori che si vedrebbero costretti a subire interminabili file prima di riuscire ad attraversare la frontiera. «Secondo uno studio dell’associazione degli autrasportatori belgi – avverte la Cgia di Mestre – ogni ora di lavoro costa mediamente 60 euro. Con un ritardo di sole due ore è stato stimato un aumento dei noli del 10% che ricadrà, nel medio e lungo periodo, sui costi e quindi sui prezzi dei prodotto e di conseguenza sul consumatore finale». Insomma per dirla alla Salvini, «prima gli italiani» sì, ma a pagare.
Il paradosso è che a schierarsi contro l’Italia sono proprio gli alleati del ministro degli Interni, dal tedesco Seehofer all’austriaco Strache, attenti entrambi a curare gli interessi dei propri paesi senza preoccuparsi delle esternazioni gialloverdi. E così dopo il vertice di Bruxelles della settimana scorsa, dal quale Conte di fatto non ha portato a casa alcun risultato, adesso l’Italia rischia di restare tagliata fuori dall’Europa.
FONTE: Carlo Lania, IL MANIFESTO
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