«Disobbedienza civile, basta tacere», Digiuno di giustizia a Roma
«Non possiamo accettare in silenzio queste politiche contro i migranti che sono un insulto alla civiltà e all’umanità. Ecco perché siamo qui». Così il missionario comboniano Alex Zanotelli spiega il senso del «Digiuno di giustizia in solidarietà con i migranti», promosso insieme all’ex vescovo di Caserta Raffaele Nogaro, a don Alessandro Santoro della Comunità delle Piagge di Firenze, a suor Rita Giaretta delle orsoline di Casa Ruth di Caserta (che lavorano con le donne vittime di tratta e di sfruttamento sessuale) e al sacramentino Giorgio Ghezzi di Castel Volturno.
Alle sue spalle c’è il cupolone e piazza San Pietro, attraversata dai turisti incuriositi da quello che sta succedendo. Una cinquantina di persone fra cui diversi religiose e religiosi – non tantissime, ma non erano attesi i grandi numeri – in cerchio oltre le transenne che delimitano il colonnato del Bernini (ordine della polizia) attorno ad una lampada accesa inviata dai francescani di Assisi, assenti ma aderenti all’iniziativa.
Arrivano gli scout di Caserta che aprono lo striscione («Digiuno di giustizia»). «Digiuniamo perché il digiuno è uno degli strumenti della resistenza nonviolenta», aggiunge Zanotelli, «contestiamo gli slogan “America first” o “Prima gli italiani”, c’è spazio per tutti». «È un tentativo di risvegliare le coscienze dei cristiani, e non solo», spiega Santoro, «c’è un silenzio che spaventa, invece ci vorrebbe un tuono che lo spezzi e denunci queste politiche».
Il piccolo corteo si muove lungo via della Conciliazione, “scortato” da qualche agente in borghese: non si sa mai ci sia qualche pericoloso sovversivo infiltrato! Ci sono diverse suore (comboniane, orsoline, di santa Giovanna Antida Thouret), alcuni religiosi, aderenti alla Comunità di base di San Paolo (che in questi giorni ricorda Giovanni Franzoni ad un anno dalla morte) e alla Rete Radié Resch, c’è Vauro. «Nel Mediterraneo e nel Sahara si sta consumando un olocausto, fra l’indifferenza, la complicità e a volte anche il consenso di molti – ci dice Vauro – un crimine contro l’umanità che bisogna denunciare e combattere, cattolici e uomini e donne di sinistra insieme, mettendo da parte differenze e distinzioni».
Si supera il Tevere, si cammina – sul marciapiede – lungo corso Vittorio Emanuele, fino a piazza Navona. Di fronte a Palazzo Madama gli scout provano ad aprire lo striscione, subito fermati dai solerti rappresentanti delle forze dell’ordine: «Non si può, è vietato!». Si arriva a piazza Montecitorio dove si forma il piccolo presidio, questo autorizzato. Don Santoro legge l’appello: «Sono oltre 34mila le vittime accertate perite nel Mediterraneo per le politiche restrittive della Fortezza Europa», «è il naufragio dei migranti, dei poveri, dei disperati, ma è anche il naufragio dell’Europa che rifiuta chi bussa alla sua porta» e dell’Italia che «decide di non accogliere, di chiudere i porti», «è il sangue degli impoveriti, degli ultimi che interpella tutti noi, in particolare noi cristiani che saremo giudicati su: ero straniero e non mi avete accolto».
Suor Gabriella Bottani, comboniana, coordinatrice della rete mondiale delle religiose contro la tratta: «La chiusura delle frontiere è motivata con l’obiettivo di combattere la tratta. Invece la alimenta, perché lasciando donne e uomini nell’irregolarità si favoriscono le organizzazioni criminali che li sfruttano». Il presidente di Pax Christi, monsignor Giovanni Ricchiuti, telefona e comunica l’adesione di Pax Christi. Uno dei promotori, monsignor Nogaro (assente per ragioni di salute) spiega al manifesto: «Abbandonare i migranti in mare è un abuso di umanità che questo governo sta compiendo, bisogna organizzare una disobbedienza civile, non si può più tacere».
In serata il presidio si scioglie. Oggi si riprende con il digiuno a staffetta, a cui hanno aderito in molti. «I rappresentanti del governo – dice Santoro – hanno giurato sulla Costituzione della Repubblica ma il giorno dopo, con i respingimenti, hanno violato quel giuramento. Sarebbe bello se il ministro Salvini venisse qui in piazza a confrontarsi con noi». Salvini, però, non si è fatto vedere.
FONTE: Luca Kocci, IL MANIFESTO
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