Di nuovo una strage di migranti al largo della Libia: “ Almeno 63 dispersi”

by Paolo G. Brera | 2 Luglio 2018 8:00

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Si aggrava il bilancio di morte nel Mediterraneo dopo il braccio di ferro sui salvataggi in mare imposto dal “governo del cambiamento”: Unhcr Libia, l’alto commissariato Onu sui rifugiati, denuncia 63 “dispersi” in una nuova probabile strage avvenuta ieri. Tenere lontane dalla Libia le navi delle Ong, chiudere loro i porti vuol dire lasciare l’intera responsabilità dei salvataggi alla guardia costiera libica: da Zwara a Gasr Garabulli, dove si concentrano le partenze dei gommoni messi in mare dai trafficanti, il pattugliamento delle sette sbuffanti motovedette libiche donate dall’Italia è largamente insufficiente a garantire la salvezza dei migranti.

Negli ultimi sette giorni, secondo l’ultimo rapporto dell’Unhcr c’è stato il record di migranti intercettati in mare dalla guardia costiera libica, e riportati in Libia. Dal 21 al 28 giugno, 2.425 persone sono state sbarcate e ricondotte nei centri di detenzione. Il picco il 24 giugno, con quasi mille migranti riportati indietro. Un lavoro immane che senza l’aiuto delle navi madre e delle unità veloci delle Ong rischia di costare carissimo in termini di vite perdute. In questo momento, davanti alla Libia non ci sono Ong. Le ultime navi a lasciare l’area Sar (ricerca e soccorso) sono Open Arms e Astral della catalana Proactiva: con i 59 migranti salvati sabato navigano verso Barcellona, che ha concesso l’approdo negato da Malta e Italia. Aquarius è in Francia perché Malta le ha rifiutato i rifornimenti; e sono bloccate a Malta anche Seefuchs, Sea Watch 3 e Lifeline, il cui comandante è indagato dopo aver salvato 200 persone. La situazione generata dal braccio di ferro italiano è così palesemente insostenibile che persino i libici protestano chiedendo aiuto: ieri il capo di stato maggiore della Marina libica, l’ammiraglio Salem Rahuma, ha chiesto «il prima possibile » le altre motovedette promesse da Salvini alla guardia costiera.
Alla preoccupazione per l’effetto combinato dell’aumento delle partenze, della diminuzione dei soccorritori e delle carenze strutturali della guardia costiera locale, si unisce poi la perplessità sul profilo umanitario per chi ha tentato di fuggire ed è stato riportato in Libia. L’Oim ha denunciato ieri la presenza di “più di diecimila” migranti intercettati dai libici e rinchiusi in venti centri di detenzione in condizioni estreme, costretti a convivere in un drammatico sovraffollamento con temperature di 40 gradi.

Fonte: Paolo G. Brera, LA REPUBBLICA[1]

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  1. LA REPUBBLICA: http://www.repubblica.it/

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