by Roberto Ciccarelli * | 22 Luglio 2018 17:20
Come gli aggiornamenti dei software, anche il «decreto dignità» conoscerà la versione 2.0. L’ha annunciata ieri il ministro del lavoro Luigi Di Maio spiegando che nel testo che contiene la stretta sui contratti a termine e su quelli in somministrazione; l’aumento delle indennità contro i licenziamenti illegittimi; lo stop alla pubblicità dei giochi d’azzardo; sanzioni alle imprese sovvenzionate dallo stato per avere delocalizzato; stop al limite di 36 mesi dei contratti a termine per le supplenze dei precari nella scuola.
I componenti aggiunti sono: gli incentivi alle trasformazioni dei contratti a tempo determinato in contratti stabili: proroga del bonus per gli under 35 e restituzione alle imprese dei costi aggiuntivi (0,5%) dei rinnovi per gli over 35 (per contrastare le eventuali perdite di contratti stimate dall’Inps); il rinvio della stretta sui contratti a termine al 30 settembre, nel periodo transitorio si applicheranno le vecchie regole (per non allarmare le imprese); previste assunzioni nei centri per l’impiego in vista del sedicente «reddito di cittadinanza»; ampliamento dell’uso dei voucher in agricoltura, turismo, commercio e, probabilmente, negli enti locali (misura per la base leghista). Potranno essere usati in 10 giorni anziché in 3. Non saranno acquistabili in tabaccheria, ma su una piattaforma online dov’è necessario comunicarne l’uso preventivamente. Norme per «periodi in cui c’è bisogno di un numero di persone più alto» ha aggiunto Di Maio secondo il quale «il decreto non punta ad alcuno sfruttamento».
Dopo l’abolizione dei voucher decisa dal governo Gentiloni (Pd) per evitare il referendum Cgil, i buoni-lavoro esistono in agricoltura, per gli studenti e i pensionati. Sono usati nelle imprese fino a 5 persone e fino a 5 mila euro annui di guadagno per i lavoratori. Non sono un contratto di lavoro, diversamente da altre forme esistenti di prestazioni occasionali.
Cesare Damiano, ex ministro del lavoro (Pd) denuncia un emendamento firmato dai parlamentari del Pd della Commissione Lavoro che sopprime l’aumento delle mensilità di risarcimento per chi è licenziato in maniera illegittima. «È un fatto grave – afferma – siamo ancora nelle coordinate di Renzi e del Jobs Act. Il Pd dovrebbe stare con i lavoratori. Il segretario Maurizio Martina è al corrente di questa decisione e, soprattutto, la condivide?».
* Fonte: Roberto Ciccarelli, IL MANIFESTO[1]
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