Contro la tolleranza zero di Trump: “Noi non siamo come i nazisti”, in marcia per i bimbi separati

by arturo zampaglione | 1 Luglio 2018 17:35

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New York. Al grido di “Families belong together” (Le famiglie devono rimanere unite) centinaia di migliaia di americani sono scesi ieri in piazza, in ogni angolo del paese e sfidando un’ondata di caldo torrido, per protestare contro Trump e la sua “tolleranza zero” sull’immigrazione, che ha portato alla separazione in massa dei figli dei migranti dai genitori. Nei centri di detenzione federali restano infatti più di 2mila bambini “soli”, senza notizie e traumatizzati. «Dobbiamo cambiare le leggi sull’immigrazione», ha detto ai manifestanti di Boston Elizabeth Warren, la senatrice della sinistra democratica, regolarmente attaccata da Trump. A New York un grande corteo ha attraversato il ponte di Brooklyn, mentre a Chicago una folla lunga quasi due chilometri le vie del centro. L’epicentro della protesta è stato a Washington, dove l’appuntamento era in un parco poco distante dalla Casa Bianca (anche se Trump nel suo resort golfistico in New Jersey, per il ponte del 4 luglio, festa dell’indipendenza). Lì, nella capitale, l’attrice America Ferrera, nata in Honduras, ha ricordato i drammi dei migranti, mentre Lin Manuel-Miranda, star dello show Hamilton ha intonato una melanconica canzone di protesta. «I bambini non devono stare in gabbia », era scritto sui cartelli, «I nazisti separavano le famiglie, noi non lo faremo».

«Tutti costoro vogliono solo abolire l’agenzia per l’immigrazione, cui invece va il mio sostegno», ha twittato Trump, falsificando la realtà. Sì, è vero che alcuni esponenti di sinistra, tra cui la Warren e la giovane “socialista democratica” Alexandria Ocasio-Cortez, che appena vinto una primaria a New York, chiedono il superamento degli organismo preposto all’immigrazione, ma la vera motivazione delle proteste è ben altra: il 67 per cento degli americani, secondo un sondaggio Cbs, considera “inaccettabile” separare i figli dei migranti dai genitori.
La separazione era legata alla politica di “tolleranza zero” varata da Trump, che poi però, sull’onda delle proteste, ci ha ripensato. In teoria il governo dovrebbe procedere al ricongiungimento delle famiglie, imposto anche da una sentenza di un giudice. Ma per il momento tutto è fermo. L’ipotesi più probabile è che nel futuro le famiglie di migranti arrestate alla frontiera saranno detenute, senza essere separate, in basi militari del Pentagono. Ma per il momento 2047 bambini restano in gabbia.

Fonte: arturo zampaglione, LA REPUBBLICA[1]

photo: By US Government (U.S. Customs and Border Control) [Public domain], via Wikimedia Commons

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  1. LA REPUBBLICA: http://www.repubblica.it/

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