Centomila in piazza a Londra contestano Trump, che prima attacca a poi elogia May

Centomila in piazza a Londra contestano Trump, che prima attacca a poi elogia May

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LONDRA. Qualcuno spera che Theresa May si ispiri a Love actually, la commedia romantica in cui un premier britannico, maltrattato da un bizzarro presidente americano suo ospite, usa una conferenza stampa congiunta per ricordargli le virtù della propria orgogliosa nazione. Ma i colpi di scena non sono nello stile della leader Tory. E a fare spettacolo ci pensa Donald Trump, rimangiandosi con disinvoltura le cattiverie dette nell’intervista pubblicata dal Sun. «È una donna fantastica, una leader straordinaria», afferma il capo della Casa Bianca, definendo le dichiarazioni attribuitegli dal tabloid londinese come fake news, nonostante siano state registrate e tutti possano ascoltarle. «È vero o no che ho detto belle cose su Theresa? », domanda spudoratamente all’autore dell’intervista, seduto con gli altri cronisti nel prato di Chequers, la Downing Street di campagna. Il giornalista risponde di avere scritto anche questo. «Ma non l’avete messo nel titolo!», conclude trionfante il leader americano. «Volevo scusarmi con la premier », soggiunge rivolto a May al suo fianco, «ma lei mi ha risposto: è la solita stampa. Ho apprezzato la sua professionalità». E poi rivela: «L’ho conosciuta meglio in questi due giorni che nei due anni precedenti. La nostra relazione è più speciale che mai. Alla cena di giovedì abbiamo parlato solo fra noi. Era quasi imbarazzante». Love story, altro che Love actually.

Non tutti si fanno convincere da una retromarcia sospinta da allarmati consiglieri. Per i media l’intervista al Sun è “una bomba” che potrebbe fare saltare la soft Brexit, già minacciata dal voto contrario dei deputati Tories più antieuropei quando lunedì sarà discussa alla camera dei Comuni. Per il Labour è semplicemente «un insulto». E in effetti non ci sono precedenti di un presidente americano che spara a zero a questo modo, per di più a casa della sua vittima: «Le ho consigliato come negoziare con la Ue, ma non mi ha dato ascolto… il suo piano ucciderebbe un patto di libero commercio fra Gran Bretagna e Usa… le dimissioni di Boris Johnson mi hanno rattristato, ha la stoffa del primo ministro». Poche ore più tardi, nella conferenza stampa a due nel giardino di Chequers, il tono di Trump cambia: «La Brexit è affare vostro, mi va bene qualsiasi accordo facciate con la Ue, basta che possiate poi trattare liberamente con noi».
Non cambia il tono, tuttavia, nei confronti dell’Europa, che il presidente continua ad attaccare come ha fatto nel vertice Nato e in precedenti occasioni. «La Ue ci tratta in modo terribile, impone barriere alle nostre merci, dovrà cambiare o pagherà a caro prezzo», ammonisce. E sull’immigrazione spara a zero, come e più che nel dialogo con il Sun: «Non è politicamente corretto dirlo, ma lo dico lo stesso, state attenti, l’immigrazione ha un effetto molto negativo, cambia la vostra cultura e la vostra sicurezza». Parole che fanno commentare con sdegno al leader laburista Jeremy Corbyn: «Da Trump viene una politica di odio e Theresa May stende ugualmente ai suoi piedi il tappeto rosso ».
Poi The Donald torna in elicottero a Londra a prendere Melania, con cui sempre in elicottero raggiunge il castello di Windsor per un tè con la regina Elisabetta: il dodicesimo presidente americano, da Eisenhower in poi, incontrato da Sua Maestà. In serata l’Air Force One lo porta in Scozia, nell’hotel di lusso di sua proprietà dove passerà il weekend a riposarsi giocando a golf in attesa del summit di lunedì a Helsinki con Vladimir Putin. Del quale dice: «Avere una buona relazione con la Russia è importante, tengo le aspettative basse ma potrebbero esserci sorprese, specie sulla proliferazione nucleare che per me è la questione più importante». Come la mette, chiede un reporter, con l’occupazione della Crimea? «Un altro dei disastri che ho ereditato da Obama». Il suo chiodo fisso, screditare Barack: «Con me alla Casa Bianca, non sarebbe successo». Intanto 100 mila dimostranti confluiscono su Trafalgar Square, dietro il pupazzo gonfiabile di Baby Trump. Ma il presidente nemmeno li vede: a Londra è venuto solo a dormire, nella villa dell’ambasciatore americano a Regent’s Park, trasformata dalla polizia in fortezza inespugnabile. «Sono convinto di piacere un sacco al popolo britannico», è una delle battute del tour in Inghilterra. Forse pensa che Scotland Yard abbia messo le barricate per impedire ai fans di chiedergli l’autografo.

Fonte: ENRICO FRANCESCHINI, LA REPUBBLICA

photo: By The White House from Washington, DC (Foreign Leader Visits) [Public domain], via Wikimedia Commons



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