Turchia, Erdogan vince al primo turno e accresce il proprio potere personale

by Monica Ricci Sargentini | 25 Giugno 2018 9:50

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Istanbul. La sconfitta è amarissima per l’opposizione turca. Il piano del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che aveva convocato elezioni anticipate per assumere poteri visti raramente in uno Stato democratico, è riuscito. Nonostante la caduta della lira e l’inflazione galoppante, i turchi hanno scelto ancora una volta lui. Dei 59 milioni di cittadini chiamati alle urne ha votato quasi l’87%, un’affluenza altissima anche per la Turchia. All’uomo che governa il Paese da 16 anni è andato più del 52% dei voti. Il suo principale rivale, il socialdemocratico Muharrem Ince ha superato il 30%, un risultato insperato soltanto due mesi fa quando l’ex professore di fisica era poco conosciuto ma che non è abbastanza per arrivare al secondo turno.

«La competizione non è stata equa, ma accetto che Erdogan ha vinto». ha dichiarato Ince. Ieri sera Erdogan, 64 anni, è apparso in televisione con il volto stanco, segnato dalle occhiaie, per rivendicare «la vittoria della democrazia». «Il popolo ha parlato e ci ha chiesto di portare avanti la riforma presidenziale — ha detto —. Spero che nessuno ora voglia gettare ombre sui risultati e danneggiare la democrazia per nascondere il proprio fallimento». Un chiaro monito ai socialdemocratici del Chp che ha subito parlato di «manipolazioni del voto».

In molte città i sostenitori dell’Akp sono scesi in piazza suonando i clacson senza sosta per festeggiare la vittoria. «Da domani i prezzi di patate e cipolle torneranno alla normalità — ha detto sicuro Habib, 32 anni —. Questo è stato solo un complotto contro Erdogan per farlo perdere». È d’accordo con questa tesi Sadrettin, 62 anni: «Ma quale crisi economica! Il destino è nelle nostre mani».

Di certo da oggi la Turchia ha ancora di più un solo uomo al comando. La riforma costituzionaleconcentra il potere esecutivo nelle mani del capo dello Stato. Sarà lui a nominare i membri del governo e i vicepresidenti senza dover ricorrere alla fiducia parlamentare. Ma non solo: Erdogan sceglierà anche diversi alti funzionari dello Stato, molti dei giudici più importanti, diplomatici e rettori universitari. In particolare, potrà scegliere 12 dei 15 componenti della Corte costituzionale e 6 sui 13 del Csm. Le aspettative di chi voleva rovesciare il regno del Sultano sono state deluse anche in Parlamento dove l’alleanza del Popolo, che comprende l’Akp e i nazionalisti dell’Mhp, ha raggiunto la maggioranza assoluta con oltre il 52% ma il partito di Erdogan non ha ottenuto i 301 seggi necessari per governare senza scendere a compromessi con il compagno di cordata Devlet Bahceli che in diverse occasioni si è mostrato critico verso alcune decisioni dell’esecutivo.

Per quanto riguarda l’opposizione il socialdemocratico Chp ha avuto il 22% e, nell’alleanza con il partito Buono di Meral Aksener e l’islamista Saadet, raggiunge il 34%. L’unico neo nei progetti del presidente è l’affermazione dell’Hdp, il partito filo curdo, che riesce a superare la mostruosa soglia di sbarramento del 10% ed entrare in Parlamento con 66 deputati. Il suo leader Selahattin Demirtas, che dal carcere si era candidato alla presidenza, ha ottenuto quasi l’8%. Una bella affermazione data la totale impossibilità a fare campagna elettorale. Ma per lui il futuro non appare roseo. Erdogan chiede da tempo una sua condanna esemplare.

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Fermata un’italiana: «Propaganda terrorista»

Doveva sorvegliare il voto nella regione curda. Allontanati altre tre volontari

Istanbul. Una volontaria italiana, Cristina Cattafesta, è in stato di fermo a Batman, nella regione curda della Turchia. È accusata di propaganda terroristica e rischia di finire in un centro di detenzione in attesa dell’espulsione. La donna, nata a Milano alla fine degli anni ‘50, era arrivata a Diyarbakir qualche giorno fa con altri tre colleghi del Cisda (Coordinamento italiano sostegno donne afghane). L’obiettivo era di monitorare lo svolgimento delle elezioni in Turchia su invito del partito filo curdo Hdp. Gli italiani erano partiti sabato mattina per Batman. Il fermo è avvenuto nel sito archeologico di Hasankfey. «Il gruppo stava facendo una visita — racconta l’avvocato che si sta occupando del caso Zedan Ekmen — ed è stato fermato dalla polizia che ha sequestrato i passaporti. Dopo un rapido controllo gli agenti hanno deciso di fermare Cristina e accusarla di propaganda terrorista per aver postato alcune notizie sulla causa curda».

Ieri altri tre italiani sono stati fermati mentre tentavano di accedere ai seggi per controllare lo svolgimento regolare del voto. Che il clima non fosse favorevole agli osservatori internazionali si era capito ieri dalle dichiarazione del premier Binali Yildirim: «Alcuni di loro si comportano come portavoce di strutture politiche radicali».

FONTE: Monica Ricci Sargentini, CORRIERE DELLA SERA[1]

 

image: By Carlos Latuff – https://twitter.com/latuffcartoons?lang=tr, Kamu Malı, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=58185889

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  1. CORRIERE DELLA SERA: http://www.corriere.it/

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