Immigrazione Usa-Messico: Trump separa duemila bambini dai genitori
La politica di «tolleranza zero» di Trump – ovvero l’arresto dei migranti che tentano di attraversare il confine tra Usa e Messico – ha creato un dramma infinito per almeno duemila bambini, separati dai genitori. Numeri che si sarebbero realizzati in un lasso di tempo brevissimo: dal 19 aprile al 31 maggio. I minori, dopo l’arresto e il processo dei genitori, sono stati sottratti e trasferiti in centri gestiti dai servizi sociali, senza che si sappia nulla delle procedure eventuali per la loro riunificazione
Lo hanno reso noto i media Usa citando dati del Dipartimento per la sicurezza interna, dopo le polemiche per la violazione dei diritti dei bambini, denunciata anche dall’Onu. Trump non sembra esserne affatto colpito anzi: la prossima settimana sarà approvata la proposta di legge repubblicana che confermerà la volontà di costruzione del muro. Le elezioni di midterm si avvicinano e Trump vuole capitalizzare tutto quanto può: prima l’incontro con Kim Jong-un presentato come il viatico per la futura pace nel mondo, poi i dazi contro la Cina – giunti a sorpresa, ma non a Pechino che ieri ha risposto con 50 miliardi di dollari di contro-dazi – e ora il ritorno del suo grande cavallo di battaglia durante la campagna elettorale (proprio nel giorno in cui il capo di quella campagna, Paul Manafort, è finito dritto in carcere): nessuna pietà per i «Dreamers» e la costruzione del muro con il Messico.
Quanto sta accadendo «è immorale, atroce», ha scritto su Twitter l’influente senatrice democratica Dianne Feinstein, descrivendo a pieno una situazione che pare ormai senza ritorno. In più, i toni di tutto quanto, come sempre quando c’è di mezzo Trump e membri del suo staff, oscillano tra il terribile e il grottesco.
Nei giorni scorsi l’attorney general Jeff Sessions aveva scomodato perfino la Bibbia per giustificare la necessità di rispettare rigorosamente la legge, alla faccia dei diritti umani e dei diritti dei bambini. Come sottolineato infatti sul Guardian da Michael Paarlberg, columnist del quotidiano e professore di scienze politiche alla Virginia Commonwealth University «è impossibile guardare alla pratica della separazione della famiglia dei migranti da parte dell’amministrazione Trump e osservarla come qualcosa di diverso da ciò che è: un abuso sui minori istituzionalizzato». Per suffragare questa tesi, Paarlberg ricorda che i bambini sono raccolti in centri che il senatore dell’Oregon Jeff Merkley ha descritto come «canili». Il trauma causato – prosegue l’editorialista – è voluto «per dare una avvertimento agli altri migranti».
La situazione sembra essere ormai sfuggita di mano, ma nonostante tutto l’amministrazione Trump non mostra segni di cedimento: il governo americano ha infatti annunciato che intende costruire un campo di accoglienza temporaneo a Tornillo, in Texas, per i minori separati dai genitori. Un portavoce del dipartimento della sanità e dei servizi umani degli Stati uniti ha spiegato all’agenzia Associated Press che la struttura «avrà lati morbidi», ma non ha chiarito se i bambini saranno stati ospitati in «tende».
E se tutto questo non bastasse ieri Trump ha gettato nel panico il partito repubblicano. Nella sua casa mediatica di Fox avrebbe infatti sostenuto che non supporterà una delle due proposte repubblicane, considerata troppo moderata. Pochi minuti dopo la Casa bianca ha dovuto correggerlo con un comunicato ufficiale: il presidente voterà entrambe le proposte. Anche quella più moderata che prevede tutele per i «Dreamers» ma prevede altresì il finanziamento del muro con il Messico tanto caro a «The Donald».
FONTE: Simone Pieranni, IL MANIFESTO
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