Il pianto dei piccoli migranti imprigionati da Trump
by Federico Rampini | 20 Giugno 2018 17:52
NEW YORK. L’America è sotto shock per le voci dal vivo dei bambini- prigionieri che piangono in un centro di detenzione al confine Texas-Messico: registrate e diffuse in uno scoop di ProPublica, ong di giornalismo investigativo. E il presidente risponde: «I trafficanti di bambini sono sofisticati. Sfruttano i cavilli di un sistema marcio. Basta coi giudici che proliferano nei tribunali, ci vuole sicurezza, ci vuole il Muro».
Sono i due poli di un’emergenza umanitaria: condannata da molti anche nel partito repubblicano, denunciata dalle massime autorità religiose e dall’Onu ( per ripicca Washington vuole uscire dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite).
La versione del governo è un’altra, nella forma più estrema la espone la ministra della Homeland Security, Kirstjen Nielsen: « I bambini stanno bene e sono accuditi » . Oppure un poliziotto della Border Patrol, immortalato nella stessa registrazione di ProPublica, mentre commenta il coro dei bambini che piangono: « Qui abbiamo una bella orchestra, quello che ci manca è il direttore d’orchestra » . Infine c’è la tv di destraFoxNews, dove diversi commentatori descrivono le condizioni di quei minorenni « come dei campi di vacanze estivi » .
Poiché gli elettori di Donald Trump credono solo alla Fox, è probabile che metà del paese stia vivendo questa emergenza in modo molto diverso. E a questa metà sceglie di parlare il presidente. La sua tesi — contestata dall’opposizione democratica e anche da autorevoli repubblicani come i senatori John McCain e Lindsay Graham — è che le leggi in vigore impongono la procedura di separazione dei genitori dai figli. « Con le norme attuali — dice Trump — abbiamo solo due opzioni per rispondere a questa massiccia crisi ai nostri confini. Possiamo rilasciare in libertà tutte le famiglie con figli che attraversano la frontiera dall’America centrale. Oppure possiamo arrestare gli adulti per il reato federale d’ingresso illegale » . In questo secondo caso, sempre secondo la teoria dell’Amministrazione, è obbligatorio evitare che i figli seguano gli adulti in carcere. Donde la separazione dei minori, confinati a loro volta in appositi centri: depositi recintati e guardati dalla polizia di frontiera.
È in uno di quelli che sono stati registrati i pianti disperati dei bambini. E anche la voce di una piccola salvadoregna di sei anni che implora tutti di chiamare sua zia, e recita il numero di telefono a memoria quando le si avvicina un rappresentante consolare del Salvador. La zia, contattata da ProPublica, è disperata quanto lei: non può aiutarla, è rimasta nel Salvador con la figlia, entrambe hanno avviato ( con poche speranze) una richiesta di asilo negli Stati Uniti per sfuggire alla violenza delle gang. La mamma della bambina detenuta si chiama Cindy Madrid, ha 29 anni, è stata incarcerata vicino a Port Isabel nel Texas. C’è il rischio che sia deportata senza sua figlia, che rimarrebbe chissà fino a quando in Texas nel centro di custodia dei bambini.
Fonte: Federico Rampini, LA REPUBBLICA[1]
photo: By U.S. Customs and Border Protection (Border Patrol ATV IMG_5278) [CC BY-SA 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0) or Public domain], via Wikimedia Commons