Accordo Telecom con i sindacati sui 4.500 esuberi

Accordo Telecom con i sindacati sui 4.500 esuberi

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Il primo accordo con Di Maio ministro, il primo accordo con Tim in mano agli americani di Elliott con Cassa depositi e prestiti nell’azionariato. Alla fine di un lungo negoziato l’amministratore delegato Amos Genish – messo dai francesi di Vivendì ma rimasto in sella anche con il fondo americano – e i sindacati hanno sottoscritto un accordo per gestire i 4.500 esuberi. Se la proposta iniziale dell’azienda – contenuta nella procedura avviata al ministero lo scorso 16 maggio – era di gestirli con la cassa integrazione straordinaria per 29.763 lavoratori, alla fine i sindacati confederali sono riusciti a trasformare lo strumento: si torna al contratto di solidarietà, scaduta a gennaio con numeri leggermente inferiori. Se con il Jobs act dal punto di vista economico non esiste differenza – prima la «solidarietà» pesava meno sulle tasche dei lavoratori rispetto alla Cigs – la differenza ora è solo formale: per la «solidarietà» serve un accordo sindacale mentre la «cassa» può essere imposta dall’azienda.

SI TRATTA DI UNA «SOLIDARIETÀ difensiva» al 10 per cento. Prevede la riduzione verticale dell’orario di lavoro per un totale di 26 giornate di solidarietà nell’arco dell’anno a eccezione di settori impegnati nei processi di digitalizzazione e innovazione. La solidarietà inizierà dal prossimo 19 giugno e durerà 12 mesi.
Le eccedenze di personale saranno poi gestire con isopensione a caratttere volontario. L’isopensione è uno strumento previsto dalla riforma del lavoro Fornero che prevede come in sostanza la pensione sia pagata in anticipo dall’azienda: una possibilità che possono permettersi solo le multinazionali perché ha un costo molto alto. Da qui al 2020 esiste un bacino di 5mila lavoratori interessati. Per chi aderirà nel prossimo biennio sono previsti due possibili scivoli, con un sostegno fino a 6 anni. Nel caso in cui non si arrivasse a 4.500 aderenti l’azienda si è comunque impegnata a gestire i rimanenti esuberi in modo «non traumatico». L’accordo odierno firmato da Slc Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, Ugl Telecomunicazioni – e non dall’Usb – sarà valido solo dopo il referendum fra i lavoratori.
«Riteniamo importante che siano state accolte le richieste delle sigle sindacali e che l’azienda si sia resa disponibile ad accettare un compromesso», commenta il neo ministro Luigi Di Maio, che si è seduto lunedì sera al tavolo poco prima della firma.

IERI LO STESSO DI MAIO ha poi annunciato che si terrà la delega alla comunicazione. I sindacati gli hanno chiesto di aprire una trattativa per discutere del futuro di Tim a partire da settembre. «È una trattativa che è stata portata avanti dai sindacati, che hanno poi coinvolto il Ministero del Lavoro – commenta Di Maio -, ci siamo insediati da una settimana ereditando un problema che era già avviato a una fase conclusiva. Ci sarà massima attenzione nel seguire le conseguenze di questo accordo, che dovrà essere approvato anche dai lavoratori con un referendum interno, un principio che sta alla base dei valori della forza politica che rappresento».

SODDISFATTO L’AD AMOS GENISH, che ora punta a vedere Di Maio per capire le posizioni del nuovo governo sulle questioni aperte. Prima fra tutte lo scorporo della rete. «Spero di poterlo incontrare quanto prima per affrontare i vari temi di impegno comune”.

I SINDACATI HANNO STRAPPATO all’azienda, oltre a due giorni di ferie cancellati precedentemente, la promessa a mantenere il perimetro dell’azienda e dunque a non creare una divisione per la sola rete, anticamera dello spezzatino. Per la Slc Cgil è un «accordo positivo che scongiura licenziamenti e consegna il diritto di contrattazione di secondo livello. Ora la parola passa ai lavoratori».

FONTE: Massimo Franchi, IL MANIFESTO



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