Terzo valico, i movimenti contro il governo Lega-M5S

by Mauro Ravarino | 24 Maggio 2018 10:41

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C’è una zona di confine tra Piemonte e Liguria che, forse, è quella più in subbuglio rispetto all’avvento del governo Lega-M5S. È quella striscia di territorio che un tempo ospitava l’antica via Postumia e ora è interessata dal progetto del Terzo Valico dei Giovi, la linea ferroviaria ad alta capacità da Genova a Tortona.

A una semplice ricerca letterale all’interno del discusso contratto di governo la locuzione non compare, ma la grande e contestata opera viene esplicitamente evocata nel paragrafo sulle infrastrutture con parole copiate dal programma della Lega. «I principali porti italiani debbono avere lo status di porti gateway (aree di sdoganamento merci). Senza un’adeguata rete di trasporto ad alta capacità non potremmo mai vedere riconosciuto il nostro naturale ruolo di leader della logistica in Europa e nel Mediterraneo». Così recita il contratto, parafrasando il passaggio sul Terzo Valico contenuto nel manifesto salviniano.

I Cinque Stelle in campagna elettorale avevano, però, promesso di fermare l’opera, Luigi Di Maio aveva detto che «sarebbe stata messa da parte». Ecco, perché i comitati No Tav si sono a dir poco indispettiti leggendo l’accordo di governo: «Il no al Terzo Valico barattato dai Cinque Stelle per andare al governo». Ora, si ritroveranno in assemblea a Genova il 30 maggio ed è molto probabile che intorno a metà giugno scendano di nuovo in piazza con un’iniziativa pubblica. Insomma, i No Tav non vogliono stare zitti.

«Sono anni che lottiamo, non ci fermeremo», dice Eugenio Spineto di Arquata Scrivia (Alessandria), uno dei leader del movimento. «Ci aspettavamo che il M5S contrastasse le grandi e inutili opere e non arrivasse a ispirarsi al programma della Lega scritto dal governatore Toti. Ma, d’altronde, anche il nome di Paolo Savona ministro, che circola in questi giorni, non mette in buona luce le scelte dei pentastellati, essendo stato presidente di Impregilo, la società principale del consorzio Cociv, il general contractor del Terzo Valico».

Se sul fronte piemontese i tre cantieri – a Moriassi, Novi e Pozzolo – sono, dopo gli scandali, fermi da un anno e mezzo, nel genovese i lavori sono proseguiti più celermente e quello che è stato per decine di anni il «gigante invisibile», per i continui stop and go al progetto, adesso è più evidente. La realizzazione complessiva dell’opera è attualmente al 20% in ritardo sul cronoprogramma. Il tratto appenninico del tunnel principale, quello che scaverebbe rocce amiantifere, non è stato ancora avviato. Lorenzo Torrielli fa parte del comitato No Tav della Valverde, sui monti sopra la città della Lanterna: «Non ci aspettavamo che un governo fermasse il Terzo Valico, soprattutto conoscendo il potere della Lega nel nostro territorio e i collegamenti con la giunta Toti. Il contratto mette nero su bianco il cambio di orizzonte del M5S che aveva, negli anni, viaggiato nella nostra stessa direzione».

Fabrizio Gallo è capogruppo del M5S a Novi Ligure ed è impegnato nella lotta all’opera, il 18 maggio ha deciso di votare «no» al contratto di governo, uno dei pochi, un «no di coerenza» spiega. «Non ho perso la fiducia nei miei rappresentanti – precisa – mi fido invece poco degli alleati, ero dell’idea che si dovesse tornare alle elezioni. Se il M5S otterrà il ministro delle infrastrutture (si parla di Laura Castelli) penso che il Terzo Valico verrà seriamente rimesso in discussione al di là delle mediazioni presenti nel contratto, che hanno spiazzato anche me. Se non sarà così, ragionerò sul da farsi».

La situazione resta calda. All’assemblea verrà presentato un nuovo e aggiornato studio di Bruno Marcenaro e Mauro Solari, due fra i tecnici che più hanno contribuito alle ragioni della lotta. Un documento anche di proposta, che espone le alternative al Terzo Valico: per esempio ammodernando, con notevole risparmi e più attenzione all’ambiente, le attuali linee dei Giovi (Storica e Succursale) e la linea Genova-Ovada. Ma il Terzo Valico fu aggiudicato nel 1991 senza gara, non sia mai che se ne debba fare una.

FONTE: Mauro Ravarino, IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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