Venti di guerra. L’Europa tenta di salvare l’accordo con l’Iran (e la faccia)

by Anna Maria Merlo | 10 Maggio 2018 9:58

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 Il rischio della guerra e le sfide economiche

PARIGI. Riunione d’emergenza a Parigi, lunedì, tra i ministri degli esteri di Francia, Germania, Gran Bretagna e rappresentanti dell’Iran, per cercare di salvare l’accordo 5+1 del 2015. Emmanuel Macron ha telefonato a Hassan Rohani, ieri pomeriggio, per ricordare «la volontà della Francia di continuare a mettere in opera l’accordo nucleare iraniano in tutte le sue dimensioni».

I MINISTRI DEGLI ESTERI di Francia e Iran si incontreranno prossimamente e oggi, a Aquisgrana, Macron discuterà della grave crisi con Angela Merkel.

La cancelliera tedesca ha «preso atto con rammarico e inquietudine» della decisione Usa e assicurato che l’Europa «farà tutto» perché l’Iran rispetti l’accordo «vitale». Il ministro britannico, Boris Johnson, ha sottolineato «l’incertezza diplomatica» aperta dalla decisione di Trump, chiedendosi «cosa propone?» il presidente Usa, ricordando che «l’accordo è vitale per la sicurezza britannica». L’Ue insiste per «preservare il piano d’azione», definito «uno dei migliori successi mai realizzati dalla diplomazia». È la prima risposta degli europei alla richiesta dell’ayatollah Ali Khamenei, che vuole «garanzie reali» da parte dell’Europa.

Le dichiarazioni dei tre paesi europei firmatari dell’accordo con Teheran del 14 luglio 2015 fanno seguito al comunicato comune di Francia, Germania e Gran Bretagna, subito dopo la decisione unilaterale di Trump, «determinati ad assicurare la messa in opera» dell’accordo, «mantenendo i benefici economici». Per il ministro degli esteri francese, Jean-Yves Le Drian, «l’accordo non è morto», ma mette in guardia sui «rischi di scontro reali»: «spero che non sia un fallimento per la pace» ha aggiunto.

LE DRIAN ACCUSA GLI USA di «rottura di un impegno internazionale» e ricorda che l’Aiea (Agenzia per l’energia atomica) afferma che «l’Iran rispetta gli impegni». Il 24 maggio Macron va in Russia, per incontrare Vladimir Putin.

L’Europa prende posizione, incassando il fallimento dei recenti viaggi a Washington di Merkel, Johnson e Macron, che con la messa in scena dell’amicizia con Trump ha solo ottenuto una telefonata del presidente Usa, poco prima della dichiarazione esplosiva di mercoledì sera, per avvertirlo della sua scelta.

UN COMUNICATO breve e freddo dell’Eliseo, ha solo ricordato che «i due presidenti hanno evocato le questioni relative alla pace e alla stabilità in Medioriente». Le relazioni transatlantiche sono scosse nelle fondamenta, peggio che nel 2003 e la divisione sulla guerra in Iraq. Questa volta, l’Europa ha reagito unita, almeno per il momento.

Lo aveva già fatto con il precedente attacco, economico, sull’aumento dei dazi per acciaio e alluminio (ottenendo una sospensione temporanea). C’era già stata una reazione comune quando gli Usa erano usciti dall’accordo sul clima di Parigi. Oggi, ci sono reali rischi di guerra generalizzata in Medioriente, regione più vicina all’Europa che agli Usa.

LA DISTRUZIONE del multilateralismo, operata da Trump, preoccupa gli europei, interdetti di fronte all’attacco contro il diritto internazionale e il rispetto degli accordi firmati. Le accuse di Trump all’Iran, di essere all’origine del terrorismo, lasciano di marmo gli europei, che hanno subito attentati organizzati da Daesch, espressione dell’islam sunnita.

Macron ha tentato di trattenere Trump, con la proposta di riaprire un negoziato sugli aspetti trascurati dall’accordo del 2015. Ha fallito e oggi propone di prendere «come base l’accordo nucleare del 2015 per arrivare a un quadro mutualmente benefico».

C’È POI LA QUESTIONE economica. La minaccia di Washington è chiarissima: le imprese europee dovranno scegliere se fare affari con gli Usa o con l’Iran. Gli europei hanno molto da perdere, Francia in testa, con Germania e Italia. L’Iran ha ordinato 100 Airbus, per 19 miliardi di dollari, Total ha firmato un mega-contratto per South Pars 11, il più grande giacimento mondiale di gas, Renault e Peugeot si spartiscono il 40% del mercato dell’auto in Iran, Sanofi è presente con la farmaceutica.

L’Europa deve fare i conti con l’extraterritorialità delle leggi Usa, hanno già subito mega-multe nel passato, per aver fatto contratti con l’Iran. L’Europa cercherà di aggirarle, con l’ipotesi di concludere contratti in euro e non più in dollari.

FONTE: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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