In un anno solo settemila rimpatri “Ecco perché è difficile espellere”
by Vladimiro Polchi | 23 Maggio 2018 12:37
«Zero clandestini e decine di migliaia di espulsioni subito » . Promette il leader del Carroccio, Matteo Salvini. Mezzo milione di irregolari da rispedire a casa è l’obiettivo ribadito dal contratto di governo tra Lega e M5S. Ma come stanno davvero le cose? Un dato per tutti: lo scorso anno i migranti effettivamente rimpatriati dal nostro Paese sono stati poco più di settemila. E l’intera Europa non è riuscita a rimandarne indietro più di 200mila.
A fotografare le difficoltà della complessa macchina delle espulsioni è uno studio della Fondazione Leone Moressa sugli ultimi dati Eurostat. Gli analisti hanno verificato i numeri, proprio a partire da quanto promesso nel contratto Lega- M5S. Intanto gli irregolari: lo scorso anno nel nostro Paese sono stati rintracciati 36.230 migranti senza documenti. Guardando alla loro nazionalità, si nota come si tratti non tanto di richieste d’asilo rifiutate, quanto di permessi di soggiorno scaduti. Tradotto: non persone sbarcate negli ultimi tempi sulle nostre coste, quanto irregolari già da tempo sul nostro territorio o lavoratori che hanno perso il lavoro e non hanno più i documenti in regola. Le principali nazionalità sono infatti Marocco ( oltre il 26% del totale), Tunisia ( 19%) e Albania ( 6,4%). Probabilmente solo tra i cittadini nigeriani ( 2.175), c’è una quota di richieste d’asilo rifiutate. E ancora: nel 2017 gli ordini di allontanamento emanati sono stati 36.240, ma i rimpatri effettivi molti meno, solo 7.045. Di questi, il 25,6% degli espulsi ha eseguito l’ordine in maniera volontaria, mentre per il 70% ( quasi 5mila persone) è stata necessaria la procedura coatta. Si tratta per lo più di voli charter su cui vengono imbarcati irregolari e agenti di polizia ( due per ogni espulso) diretti verso i Paesi con cui l’Italia ha accordi di riammissione ( Tunisia, Egitto, Marocco, Nigeria). Altissimi i costi. Lo dimostra quanto avvenuto il 19 maggio 2016: l’aereo era un charter della Bulgarian Air affittato dal Viminale. Il piano di volo da Fiumicino a Hammamet, con scali a Lampedusa e Palermo. I tunisini da espellere erano 29 e ben 74 gli accompagnatori di cui 69 agenti di scorta. Una spesa stimata in 115mila euro. Fanno quasi 4mila euro ad espulso. Insomma, anche a voler spendere una montagna di soldi ( si parla di due miliardi di euro), i numeri reali rendono inverosimile l’obiettivo dei 500mila rimpatri.
A questi numeri, vanno aggiunti quanti sono stati fermati nel momento in cui attraversavano il confine. Nel caso dell’Italia, nel 2017 sono stati 11.260 i respingimenti alla frontiera. Dove sono avvenuti? La maggioranza ( 6.620, cioè il 59%) sono stati effettuati presso gli aeroporti, dovuti a documenti falsi o irregolari. Il 39% è invece avvenuto alle frontiere di mare, cioè i porti: si tratta di 4.395 persone, solo una piccola parte dunque dei 119mila migranti sbarcati nell’anno. Pochissimi i fermati via terra: solo 245.
Non va molto meglio nel resto d’Europa. I dati Eurostat illustrano infatti la difficoltà nella gestione dei rimpatri. Su 516mila ordini di allontanamento emanati dai Paesi Ue nel 2017, solo 213mila (41,4%) sono stati effettivamente eseguiti. In termini assoluti, i Paesi con più rimpatri effettuati sono la Germania ( 22% del totale Ue) e il Regno Unito ( 18%). Quanto ai respingimenti al confine, l’anno scorso quasi 440mila cittadini Extra Ue si sono visti negare l’ingresso alla frontiera di uno Stato membro. Nell’ 84% dei casi si è trattato di frontiere di terra. Il primato spetta alla Spagna con oltre 200mila respingimenti, quasi tutti nelle enclave africane di Ceuta e Melilla.