by Carlo Bonini e Giuliano Foschini | 14 Maggio 2018 16:39
Il regime di Sisi ha nelle mani documenti, commenti, strategie difensive della famiglia di Giulio Regeni. Li hanno perché hanno sequestrato telefoni e computer dei loro consulenti legali. E arrestato la moglie di uno degli attivisti, Amal Fathy. « Da oggi cominciamo lo sciopero della fame » spiega, turbata, Paola Regeni. « Termineremo quando la libereranno».
Il blitz è avvenuto nella notte tra giovedì e venerdì, a casa di Mohammed Lotfy, uno dei dirigenti della Ecrf ( Egyptian commission for rights and freedoms), l’organizzazione a cui si sono appoggiati i Regeni subito dopo l’assassinio di Giulio. « Ci stavamo scrivendo quando improvvisamente sono entrati in casa sua e hanno sequestrato tutto » ha raccontato l’avvocata Alessandra Ballerini, difensore della famiglia. L’accusa per Amal è pesantissima: terrorismo. Rischia la pena di morte (ieri la sua detenzione è stata prorogata di altri quindici giorni).
« Da donne — hanno detto ieri Paola Regeni e l’avvocata Ballerini — siamo particolarmente turbate ed inquiete. Per questo inizieremo un digiuno a staffetta chiedendo la sua liberazione immediata. Nessuno deve più pagare per la nostra legittima richiesta di verità sulla scomparsa, le torture e l’uccisione di Giulio. Vi chiediamo di digiunare con noi, fino a quando Amal non sarà finalmente libera. Noi siamo la loro speranza». I Regeni non hanno alcun dubbio che l’arresto sia da collegare con il sequestro, la tortura e l’omicidio di Giulio. Non è un caso che ad arrestare Amal sia stata la National Security, il servizio segreto civile, per il quale lavorano otto dei novi sospettati del sequestro Regeni e dei successivi depistaggi. Si tratta dei nomi di funzionari che la procura di Roma ha inviato alla procura generale del Cairo perché facesse ulteriori accertamenti. Le stesse persone di cui domani dovrà discutere il sostituto procuratore Sergio Colaiocco con i suoi colleghi egiziani nell’incontro fissato al Cairo che avrà, evidentemente, tutt’altro sapore rispetto alle attese.
I Regeni avevano appena ricevuto le traduzioni del fascicolo che era stato loro messo a disposizione dalla procura generale egiziana. E in queste ore, con la collaborazione proprio dei loro consulenti, stavano individuando incongruenze e bugie nei racconti dei poliziotti della National security. Gli stessi che ora hanno quelle conversazioni riservate. Gli stessi che hanno arrestato Amal.
Fonte: Carlo Bonini e Giuliano Foschini, LA REPUBBLICA[1]
photo: Di Alisdare Hickson from Canterbury, United Kingdom – “Truth for Giulio” – Daniel Zeichner MP for Cambridge (second from the right) attends a vigil in memory of Giulio Regeni and the hundreds of Egyptians disappeared and tortured every year., CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=57990986