Ennesimo dramma sul lavoro a Padova, quattro operai investiti dall’acciaio rovente

Ennesimo dramma sul lavoro a Padova, quattro operai investiti dall’acciaio rovente

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Un cedimento strutturale e la grande secchia dell’acciaio fuso è precipitata a terra con l’effetto di una bomba. Novanta tonnellate di metallo infuocato, una colata finita di colpo fra gli operai invece di percorrere i normali canali della produzione di barre e tondoni.

Ieri mattina, sotto il capannone padovano delle Acciaierie Venete, è stato un inferno. Gli schizzi roventi hanno investito quattro lavoratori che si trovavano lì sotto. Ad avere la peggio Marian Bratu, quarantenne di origini romene. L’hanno trovato nudo, i vestiti carbonizzati, la pelle ustionata ovunque. «Bruciature su oltre il 90% del corpo — hanno riferito dal Centro Grandi ustionati dell’ospedale di Cesena dove è stato elitrasportato —. Ma le sue funzioni vitali sono intatte». Comunque, gravissimo. E gravi sono le condizioni del suo collega di reparto, il quarantaquattrenne Sergio Todita. Coinvolti nell’incidente anche due giovani dipendenti di una ditta di subappalto, la Hayama Tech, che si occupa di manutenzione all’interno degli stabilimenti.

Il bilancio provvisorio del dramma si ferma qui. Ma poteva essere molto più pesante perché sotto lo stesso capannone stava lavorando una decina di operai. «È stato come un terremoto, siamo scappati all’esterno per non essere coinvolti», ha raccontato uno di loro. «Quando abbiamo visto che all’appello mancava qualcuno, siamo rientrati. Una scena terribile: erano nudi, uno aveva perso conoscenza…».

Paura, urla, disperazione. Poi è stato un via vai di ambulanze, di carabinieri, di vigili del fuoco e di ispettori dello Spisal, il Servizio prevenzione igiene sicurezza ambienti di lavoro che fa capo all’Ulss. Si è mossa anche la Procura di Padova che ha aperto un fascicolo per lesioni gravissime e ha disposto il sequestro dell’area. Gli interrogativi sono naturalmente quelli: com’è possibile che un contenitore del genere, che i tecnici chiamano siviera, carico di acciaio fuso, si sia staccato dalla struttura rischiando di causare una strage? Poteva essere evitato un simile cedimento?

«È successo un evento incredibile, mai verificato prima. Il comparto coinvolto nell’incidente è supercontrollato ed era stato ricertificato nei giorni di Pasqua», ha sospirato Alessandro Banzato, presidente e ad di Acciaierie Venete, gruppo con un migliaio di dipendenti, quattrocento nella sola sede di Padova. Banzato, da poco designato alla guida di Federacciai, non riesce a spiegarsela. Una prima risposta è venuta dal responsabile di reparto: «Dev’essersi rotto il gancio che tiene la siviera, che è molto spesso, impossibile prevederlo», ha detto agli investigatori.

«E sarà anche impossibile da prevedere ma la siviera è caduta e ci sono tre operai in gravi condizioni», ha commentato Loris Scarpa, segretario provinciale della Fiom-Cgil, dopo aver trascorso la giornata fra i fumi delle Acciaierie. Scarpa ha ricordato come, proprio di recente, si era aperta una discussione in azienda sulla questione. «A seguito di alcune segnalazioni del delegato alla sicurezza avevamo chiesto che non ci fosse promiscuità tra la movimentazione delle siviere e di dipendenti. Purtroppo, quello che non doveva succedere è accaduto. In ogni caso, non si parli di fatalità».

FONTE: Andrea Pasqualetto, CORRIERE DELLA SERA



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