Nicararagua, il Movimento universitario 19 aprile contro Daniel Ortega

Nicararagua, il Movimento universitario 19 aprile contro Daniel Ortega

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MANAGUA. Hanno tra i 16 e i 25 anni. Sono studenti che condividono sogni, idee, compagni uccisi e non hanno nessuna intenzione di mediare con il governo. Per gli universitari la riforma del sistema pensionistico è stata il detonante ma la bomba era pronta già da tempo.

SONO STANCHI di sentirsi manipolati, di assistere quieti allo sperpero arbitrario del denaro pubblico e di accettare le stravaganze esoteriche della Vice-Presidente. Ne sono un esempio gli Arboles de la vida, gigantesche strutture metalliche a forma di albero installate per volontà di Murillo in tutto il Paese: ognuno misura circa 20 metri di altezza per 7 tonnellate di peso, 15.000 lampadine e 25.000 dollari di costo. Percepiti come simbolo del potere presidenziale, negli ultimi giorni sono stati bruciati e buttati a terra dai manifestanti. «Da quando Ortega ha vinto le elezioni nel 2007 si è creato un apparato di potere che usa l’intimidazione come arma, come deterrente sociale. Negli anni si sono accumulati problemi, repressioni più o meno sottili fino ad arrivare all’assassinio degli studenti» dice Eduado Flores Arroliga, docente di Filosofia dell’Università Centroamericana, sottolineando come i giovani – superando i mezzi di comunicazione nazionali – siano riusciti ad usare la rete per empatizzare, creare coscienza e dare alle loro istanze risonanza internazionale.

GLI UNIVERSITARI della primavera nicaraguense cominciano a organizzarsi all’inizio del mese di aprile quando un incendio distrugge 5.484 ettari della riserva Biologica Indio-Maiz, polmone centroamericano e custode di una biodiversità tra le più alte al mondo.

Quando nei giorni seguenti il Presidente firma la riforma del sistema pensionistico promossa dall’Inss (Instituto Nacional Seguro Social), gli studenti decidono di manifestare nuovamente; per la prima volta da quando il Fronte Sandinista è al potere le università pubbliche scendono in piazza in maniera compatta ma la reazione del governo non si fa attendere: vengono oscurati quattro canali televisivi che offrono spazio alle proteste mentre le emittenti della famiglia Ortega-Murillo definiscono gli studenti come piccoli gruppi di destra.

Le menzogne e i tentativi di mascherare le violenze e gli abusi perpetrati dalle forze di polizia rasentano il ridicolo. Il dissenso, in strada e in rete, si moltiplica rapidamente.

IL 19, 20 E 21 APRILE sono giorni di fuoco: 63 morti di cui la maggioranza studenti, più di 400 feriti, oltre 200 detenuti, 15 ragazzi scomparsi. Vaneska Valle, 22 anni, studentessa dell’Universitá Centroamericana, è una delle leader studentesche che, insieme ad altri compagni e compagne, ha fondato il gruppo che sta chiedendo le dimissioni della coppia presidenziale: «Il Movimento universitario 19 aprile è nato qualche giorno dopo l’inizio delle proteste perché avevamo bisogno di organizzare le nostre richieste. Abbiamo pseudonimi per proteggerci dagli infiltrati e alcuni sono divertenti come Comandante Tapa, Cuajada, Zorro, Tigre, Chavalito. Siamo organizzati in aree: portavoci, logistica, comunicazione, difesa, sicurezza, appoggio psicologico, gestione economica. Il nostro obiettivo è chiaro e unico: Daniel Ortega e Rosario Murillo in seguito alla dimostrazione della loro corruzione devono dimettersi. Quando loro usciranno di scena noi recupereremo la repubblica, la sovranità e la libertà del Paese. Sono orgogliosa di ognuna della persone che era presente nelle barricate, dei medici volontari, di tutti i giovani che sono scesi in strada per difendere la patria. Non mi ero mai sentita così felice».

I LEADER DEL MOVIMENTO sottolineano che molte vittime degli scontri avrebbero potuto salvarsi se avessero ricevuto le cure mediche necessarie. Secondo G.A. «Quando si chiamava l’ambulanza ci dicevano che avevano bisogno di ordini superiori per poter intervenire. Daniel Ortega e sua moglie Rosario Murillo sono responsabili diretti di questa strage. Ci hanno chiamato vandali, delinquenti, sanguisughe, irrilevanti. Ma gli irrilevanti sono loro». In questo momento la popolazione nicaraguense non solo appoggia gli studenti ma rivendica le stesse istanze attraverso manifestazioni che registrano una partecipazione mai vista in precedenza: oltre 200.000 le persone che in due giornate diverse sono scese in strada per chiedere le dimissioni di Ortega.

LE PROSPETTIVE PER IL FUTURO, però, rimangono preoccupanti data l’attuale struttura goverantiva estremamente centralizzata e la sostanziale assenza di forze politiche di ampio consenso: le dimissioni immediate del presidente potrebbero rivelarsi un’arma a doppio taglio soprattutto rispetto all’emersione di partiti destroidi o ingerenze esterne.

Nella tarda serata del 2 maggio il «Movimento universitario 19 Aprile» ha reso pubblico un ultimatum diretto a Daniel Ortega: una settimana di tempo per permettere alla Commissione Interamericana dei diritti umani e a delegati Onu di entrare in Nicaragua e investigare i casi di assassinio degli studenti, il rifiuto degli ospedali nel dare assistenza medica, le torture nelle carceri, la mancanza di libertà di espressione, la repressione dei campesinos e delle comunità indigene degli ultimi anni.

Se il presidente rifiuterà queste condizioni il Movimento si è dichiarato pronto a incrementare le proprie forze di resistenza e a rifiutare ogni dialogo: «Organizzeremo uno sciopero nazionale con il sostegno di tutti i settori della popolazione. Anche i campesinos sono con noi, e le etníe del Caribe Sud e del Nord» ha affermato Victor Cuadra, uno dei leader del Movimento.

IN SEGUITO a queste dichiarazioni, nella notte tra il 2 e il 3 di maggio, polizia e paramilitari hanno attaccato l’Universitá Politecnica lasciandosi dietro 6 studenti feriti di cui uno grave. Gli studenti hanno alzato nuovamente barricate e la zona dell’università è tornata a essere non transitabile.

La Conferenza Episcopale Nicaraguense, che sarà mediatrice nel tanto atteso dialogo, ha espresso un invito alla pace e comunicato il luogo per l’apertura del Tavolo. Il settore privato ha reso pubblici i nomi dei propri rappresentanti e chiede investigazioni credibili dei fatti di aprile, riforma del sistema elettorale, indipendenza dei poteri dello Stato e sostenibilità per l’Inss.

Al momento, dunque, si resta in attesa della comunicazione di una data per l’incontro anche se una risoluzione pacifica dei conflitti sembra poco probabile.

FONTE: Mariapaola Ruffini, IL MANIFESTO



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