L’Europa alla guerra dei dazi commerciali, minaccia Trump di ritorsioni
Bruxelles. La guerra commerciale tra Europa e Stati Uniti è alle porte. Fino all’ultimo l’Unione negozierà nel tentativo di evitare lo scontro transatlantico, ma nelle Cancellerie non si respira ottimismo.
Tanto che ieri Merkel, Macron e May al termine di una telefonata a tre hanno emesso un comunicato congiunto ammonendo Donald Trump: « Gli Stati Uniti non prendano misure commerciali contro di noi, altrimenti l’Europa sarà pronta a difendere i propri interessi nel quadro delle regole del commercio internazionale », recitava il testo diffuso nel pomeriggio da Berlino. Il timing della presa di posizione dei tre maggiori leader europei non è causale, visto che domani, primo maggio, scade il termine entro il quale la Casa Bianca deve decidere se estendere ai partner Ue i dazi su acciaio e alluminio ( 25 e 10%) già imposti alla Cina. Mossa che scatenerebbe la temuta spirale di ritorsioni e contro ritorsioni capace di danneggiare seriamente l’economia europea ( con Italia e Germania particolarmente esposte).
A fine marzo, dopo giorni di negoziati febbrili, Trump aveva congelato ( appunto fino a domani) i dazi all’Unione europea, lasciando cinque settimane di tempo per negoziare una soluzione che avrebbe potuto chiudere il caso. Erano stati sospesi anche i balzelli contro Canada, Australia, Corea, Brasile, Argentina e Messico. Aveva invece affondato il colpo su Pechino, colpita con misure da 50 miliardi. A spingere il presidente Usa alla prudenza sul fronte europeo erano state le contromosse minacciate da Bruxelles: misure difensive per l’economia Ue, identici dazi su acciaio e alluminio Usa ai quali si sarebbero aggiunti quelli su una serie di prodotti simbolo ( e provenienti dagli stati grandi elettori di Trump) come Harley-Davidson, Levi’s, succo d’arancia o bourbon. E infine aveva preannunciato un maxi ricorso all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) contro i dazi a stelle e strisce da firmare insieme agli altri paesi colpiti dall’amministrazione Usa.
Il mese abbondante di confronto sottotraccia tra le due sponde dell’Atlantico per trovare una risposta ai problemi del commercio, tuttavia, sembra non avere dato i frutti sperati. La scorsa settimana infatti prima Macron e poi Merkel hanno incontrato Trump a Washington, ma sono tornati a casa pessimisti, affermando che probabilmente i dazi Usa sarebbero scattati. E a complicare ancor di più i rapporti tra Europa e America – che potrebbero toccare un livello da minimo storico – un’altra scadenza: il 12 maggio Trump deve decidere se uscire dal patto sul nucleare iraniano, di fatto affondando quell’intesa firmata da Obama che invece l’Europa ritiene cruciale per cercare di tenere uno spiraglio di dialogo con Teheran. E anche su questo dossier la visita americana di Emmanuel e Angela non sembra aver sortito effetti.
Il commissario Ue al Commercio, Cecilia Malstroem, come un mese fa è immersa nelle trattative con l’amministrazione Usa. Trump giustifica i dazi con la protezione della «sicurezza nazionale », argomento che gli europei rigettano come strumentale, che sarebbe messa in pericolo dal deficit commerciale degli Usa verso la Ue pari a 151 miliardi di dollari. E sul banco degli imputati in particolare la Germania, , primo esportatore europeo negli States. Così in Europa si respira pessimismo, anche se i leader dell’Unione hanno ormai imparato che, nel bene o nel male, con Trump tutto è possibile: si può sempre sperare in una ennesima piroetta che eviterebbe quella guerra commerciale che lo stessa Bce definisce il più grande rischio per l’economia europea.
Fonte: alberto d’argenio, LA REPUBBLICA
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