by Francesco Furlan | 30 Aprile 2018 9:35
Venezia. «Scusi, bisogna pagare il biglietto per passare? » . Il sarcasmo di un veneziano che, ai piedi del ponte di Calatrava, si rivolge a un vigile urbano, restituisce il sentimento di una città. Lo sa bene che per i residenti l’accesso è garantito, mostrando un documento di identità o la tessera del trasporto pubblico, ma il punto non è questo. « Il punto è che, da veneziano, non so se sentirmi ostaggio o liberato » . C’è uno smarrimento diffuso tra veneziani e turisti che attraversano i varchi con cancelletti pronti a essere chiusi in caso di afflusso turistico oltre il livello di guardia, installati ai piedi del ponte di Calatrava, dal lato di piazzale Roma, dove i turisti arrivano con le auto e con i bus, e all’uscita della stazione ferroviaria di Santa Lucia, ai piedi del ponte degli Scalzi, direzione Strada Nuova.
Segnano, per la prima volta, una linea di confine: dentro o fuori. E dividono anche i veneziani tra quelli che « tanto non serve a nulla » e quelli che « almeno ci si prova » . Di sicuro c’è che i varchi non sono piaciuti agli attivisti del centro sociale Morion. Ieri alle 11 guidati da Tommaso Cacciari, nipote dell’ex sindaco filosofo Massimo, si sono presentati al varco di Calatrava: perché attraversarli quando si possono rimuovere? E così hanno fatto, mentre gli agenti della polizia locale cercavano di fermarli. Trenta attivisti per trenta minuti di protesta: « Questi check point non servono, vogliamo politiche per la residenza. I varchi sono una resa al turismo, noi non siamo gli abitanti di una riserva » . « Non ci faremo intimidire » , è la replica del sindaco Luigi Brugnaro ai no global, che intanto sono stati segnalati alla procura dai carabinieri.
La sperimentazione, assicura il sindaco, continua « per risolvere i problemi della città » . Se i flussi verso Strada Nuova — il percorso più usato per raggiungere San Marco — saranno eccessivi la sala operativa della polizia municipale disporrà la chiusura dei cancel-letti, deviando i turisti su percorsi alternativi, in direzione di Rio Marin. Ieri con 70mila presenze, come già sabato (60mila) non ce n’è stato bisogno. La chiusura potrebbe scattare oggi o domani, primo maggio. Due giorni in cui il mix di alberghi sold-out e l’afflusso di turisti mordi e fuggi rischia di mettere in ginocchio alcune zone della città. Ieri si è aggiunto lo sciopero di 48 ore indetto dal sindacato Sgb per le biglietterie di bus e vaporetti. Giornate da bollino nero, le ha chiamate il Comune prendendo a prestito lo schema usato per le autostrade, suggerendo di cambiare il giorno di partenza. Era già successo, l’ultima volta a febbraio per il Carnevale, che il Comune bloccasse l’accesso ad alcune calli. Ma i turisti impattavano contro semplici transenne, messe di traverso all’occorrenza, e non contro varchi come quelli usati negli stadi o ai concerti.
Si vedono anche quando sono aperti, scatenano emozioni contrastanti, un impatto simbolico senza precedenti. Non è un caso, come spiega il comandante della polizia municipale, Marco Agostini: «I varchi hanno un grande valore simbolico. Avremmo potuto fare tutto con le transenne ma non sarebbe giunto il messaggio, così invece arriva: stiamo controllando i flussi, e se necessario li deviamo ». Anche se poi la meta per tutti resta Piazza San Marco. Mercoledì i varchi, presi a noleggio dalla società Eps, saranno smontati nell’arco di un’ora, in fretta come sono stati installati. Ma nel frattempo la loro immagine continuerà a fare il giro del mondo.
« Una foglia di fico per coprire la vergogna di una città che perde mille residenti all’anno » , attacca il Comitato 25 Aprile. L’anno scorso erano stati quelli di Venessia. com a diffondere le foto di veri e propri tornelli, all’ingresso di piazza San Marco. Era il primo aprile, era uno scherzo. Adesso è quasi realtà, almeno fino a domani.
Fonte: Francesco Furlan, LA REPUBBLICA[1]
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