by Ernesto Milanesi | 29 Aprile 2018 9:14
Nella mappa friulana delle recenti elezioni politiche, Udine con altri sette municipi è una smarrita macchia rossa: in 56 Comuni (fra cui Trieste, Gorizia e Pordenone) prevalgono i grillini, ma ben 151 sono roccaforti della Lega formato Matteo Salvini.
E OGGI NEL CUORE FRIULANO il voto delle regionali s’intreccia con la scelta del nuovo sindaco, al termine del decennio con Furio Honsell. È l’ultima trincea per il centrosinistra che si affida a Vincenzo Martines, uomo della Quercia con la sua coalizione civica, «ulivista» e di sinistra «aperta». Le previsioni della vigilia lo vogliono al ballottaggio con il leghista di lungo corso Pietro Fontanini, presidente uscente della Provincia. Ma dalle urne del primo turno potrebbero uscire, a sorpresa, consensi altrui in grado di rimescolare le carte nella corsa al vertice di Palazzo D’Aronco.
Udine con i suoi 99.341 residenti anagrafici (di cui 13 mila stranieri, per lo più immigrati dell’Est Europa) rappresenta la chiave elettorale del Friuli Venezia Giulia, perché il sistema assegna in questa provincia ben 18 dei 47 seggi del consiglio regionale. Ed è soprattutto qui che l’ago della bilancia resta in bilico fra sondaggi, calcoli e scommesse. Lega e centrodestra ripartono dal 42,9% del 4 marzo. Ma devono raggiungere la soglia del 45% per poter occupare nell’aula di piazza Oberdan a Trieste il 60% dei seggi.
LE URNE SI APRONO ALLE 7 e si chiudono alle 23 nelle 1.369 sezioni elettorali, a beneficio di un milione 107 mila 415 cittadini abilitati al voto. In Friuli è ammesso il voto quello disgiunto, con due preferenze di genere a disposizione nella scelta dei candidati consiglieri. Per la prima volta, poi, partecipano i 1.211 cittadini di Sappada che dieci anni fa hanno “ripudiato” Belluno per traslocare nella regione a statuto speciale. Lo spoglio è previsto alle 8 di domani, anche per i 19 Comuni in cui si rinnova l’amministrazione e per i due referendum (fusione dei municipi di Aquileia e Terzo di Aquileia e di Raveo con Villa Santina).
Più che un nuovo «test su palazzo Chigi» queste elezioni regionali sembrano destinate a confermare la bussola impazzita del Pd. Sintomatico il caso del segretario reggente Maurizio Martina che si era fatto fotografare a Fiumicello, davanti alla tomba di Giulio Regeni. «Ho chiamato la signora Paola. Mi sono scusato con lei e con la famiglia» si è affannato a far sapere dopo la valanga di critiche collezionate.
Fino a Udine è salito poi il presidente del consiglio dimissionario Paolo Gentiloni per sostenere Sergio Bolzonello, il vice della presidente Debora Serracchiani che ora è il candidato Pd sostenuto da Mdp, ex Sel e minoranza slovena. Con Bolzonello si sono schierati 57 sindaci, mentre Gentiloni ha scandito al suo fianco: «È davvero imbarazzante legare le sorti di palazzo Chigi al voto in Friuli».
NON CI BADA MATTEO SALVINI che si è spolmonato in copia con Massimiliano Fedriga, 37 anni, accento veronese e carattere triestino, ultimo capogruppo della Lega a Montecitorio. Capace di bruciare in una notte la candidatura del forzista Renzo Tondo, per cui era già iniziata la raccolta di firme sui moduli con tanto di simbolo depositato.
Fedriga incarna «la rivoluzione del buonsenso», con il Veneto di Luca Zaia come modello di autonomia da perseguire. Salvini, invece, non molla l’osso neanche dal Friuli: «I giornali dicono che lunedì lascerò Berlusconi? Capisco perché vendano sempre di meno. Non vedo perché dovrei cambiare idea ogni quarto d’ora: non faccio come Renzi o Di Maio. Mi presento alle elezioni con una squadra e vado avanti con quella».
L’abbraccio a favore di telecamere con Silvio Berlusconi venerdì sera all’Harry’s Bar di Trieste non attenua il braccio di ferro. Non solo nessun appuntamento pubblico insieme, ma totale devozione ai rispettivi interessi di partito. In Friuli, si profila davvero il rischio di Forza Italia sotto la soglia psicologica del 10%.
E domani si capirà anche lo spessore del Movimento 5 Stelle a Nord Est: il candidato presidente Alessandro Fraleoni Morgera deve difendere il 24% di voti raccolti alle elezioni politiche.
L’ULTIMA ALTERNATIVA sulla scheda è rappresentata da Sergio Cecotti, ex sindaco di Udine ed ex governatore: il professore di Teoria quantistica dei campi alla Sissa di Trieste ha aggregato nella lista «Patto per l’autonomia» vecchi e nuovi amministratori, tutti fedeli soltanto all’identità friulana.
FONTE: Ernesto Milanesi, IL MANIFESTO[1]
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2018/04/98537/
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