Migranti, valico di Claviere, fermati quattro italiani

by Maurizio Pagliassotti | 24 Aprile 2018 11:09

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Il valico di frontiera del Monginevro, in Francia, è un posto tranquillo, dove il via vai di sciatori rende i controlli quasi inesistenti. I militari italiani a Claviere hanno chiuso da anni il loro presidio di confine, oggi ridotto ad un capanno semi abbandonato. I gendarmi invece si trovano nel difficile compito di non poter rallentare il veloce passaggio dei ricchi perché sono alla ricerca dei poveri, i migranti, da fermare. Così domenica pomeriggio i pochi gendarmi presenti nel loro gabbiotto hanno dovuto prendere atto che gli altre duecento manifestanti che avevano coperto in poco più di dieci minuti la strada che corre tra la chiesetta occupata di Claviere e la loro postazione, erano inarrestabili. Il corteo ha saltato il piccolo cordone di militari francesi schierati sulla linea di confine: i più sono passati lungo i lati della statale ancora ricoperti di neve. Una volta superati i gendarmi, manifestanti e migranti si sono incamminati lungo i tornanti che scendono a Briançon, scortati da uno sbarramento di automobili guidate da volontari francesi e italiani. Giunti, dopo nove chilometri, all’imbuto che precede l’abitato della cittadina d’oltralpe, i pochi gendarmi presenti hanno fatto passare il corteo che ha così raggiunto la piccola casetta rifugio. Circa sessanta migranti sono riusciti a passare il confine e in serata stavano già salendo sui treni diretti verso il centro della Francia e oltre.

Nelle ore notturne di domenica la gendarmeria francese, dopo aver setacciato la cittadina alla ricerca dei manifestanti, fermava quattro italiani, due francesi e uno svizzero. Nei loro confronti gli inquirenti francesi potrebbero avanzare l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I volontari italiani e francesi che operano sul confine stanno decidendo con quale tipo di pressione rispondere agli arresti affinché tutti siano immediatamente liberati: già nelle prossime ore potrebbero esserci nuove manifestazioni al confine italo francese.

Il piccolo valico di Claviere perde quindi la sua pacifica quotidianità nel momento in cui il turismo sciistico viene meno. Emergono, come accaduto domenica sera, pulsioni intolleranti che portano alcuni valligiani a provocare i volontari che gestiscono il punto di accoglienza che si trova nell’interrato della chiesa. Il timore è che queste spinte si uniscano a quelle francesi, ormai sempre più visibili oltre confine.

La Francia che non vuole i migranti ha trovato nel binomio Bardonecchia – Claviere il punto geografico dove esercitare il massimo della pressione politica e retorica. La sensazione è che i giovani di «Generaion identitaire» – che per altro incontrano manifesta ostilità a Briançon, dove la sinistra di Melanchon alle ultime elezioni ha sfiorato il 30% – possano nei prossimi giorni forzare ulteriormente la mano e puntare alla chiesetta di Claviere, portando così un’azione diretta contro i migranti e i volontari che li sostengono.

Il ministro dell’Interno francese ha annunciato l’invio di «importanti» rinforzi delle forze di sicurezza al confine. Secondo Gerard Collomb, i valichi di montagna sono stati trasformati dai gruppi di estrema destra e dagli attivisti filo-migranti in un palco per «mettersi in mostra» e «lanciare provocazioni». Per il ministro quindi estrema destra e anti razzisti pari sono. «Di fronte a queste iniziative inaccettabili – ha concluso Collomb – manderemo rinforzi di polizia e gendarmeria per garantire il rispetto del controllo del confine». Al ministro ha risposto il sindaco di Briançon Gerard Fromm condannando «le polemiche nauseabonde alimentate da certi responsabili politici che gettano benzina sul fuoco». Tra meno di due settimane riaprirà il colle della Scala, passaggio utilizzato fino allo scorso novembre dai migranti provenienti da Torino. Le reti poste dai giovani di Generation identitaire sono state rimosse, così come lo striscione rosso con la scritta «Non si passa, tornate a casa». Ma ancora ieri sera erano presenti a Briançon gruppi di giovani con la giacca azzurra, impegnati in una sorta di presidio del territorio non richiesto da alcuno.

FONTE: Maurizio Pagliassotti, IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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