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«Il Rei è nudo». Flash mob all’Inps dei precari per un vero «reddito di base»
All’Inps Roma Casilino in via Longoni ieri le file erano lunghe, il sole estivo. È iniziato così il primo blitz post-elettorale di precari e disoccupati che, dopo il tanto parlare di «reddito di cittadinanza», hanno iniziato a chiederlo. Non quello promesso dal Movimento 5 Stelle – in realtà «un reddito minimo condizionato alla formazione e al reinserimento lavorativo» così è stato definito dal ministro del lavoro in pectore M5S Pasquale Tridico. Né un «reddito di inclusione», il «Rei» propagandato dal Pd come una forma «universale» mentre è un sussidio di ultima istanza contro la povertà assoluta. E nemmeno il reddito minimo della Lega che spinge i precari a lavorare per le banche per pagare un debito.
«Reddito di base subito» hanno scritto i manifestanti su uno striscione mentre distribuivano volantini ai precari e ai disoccupati in fila davanti agli uffici. E poi hanno precisato: «reddito di base», ovvero una misura individuale, universale e incondizionata. Dove si trovano i soldi? «Come si sono sempre trovati per il salvataggio delle banche, per finanziare opere inutili, per pagare gli interessi sul debito pubblico, così si devono trovare per chi non arriva alla fine del mese».
Il flash mob ha annunciato «una larga mobilitazione dal basso» nei prossimi mesi. I manifestanti hanno fatto anche un’analisi del momento politico, dopo cinquanta giorni di stallo politico. «Per la prima volta, in Italia, il reddito è stato al centro anche della campagna elettorale. Questo dibattito è scomparso dopo le elezioni quando i partiti sono tornati ad occuparsi solo del problema delle poltrone del governo».
«Il ReI è una misura assolutamente inadeguata basata solo sul nucleo familiare – hanno detto i precari – Tratta i poveri come fossero i colpevoli della propria condizione. La povertà non è una colpa, così come la precarietà e la sottoccupazione non sono una disgrazia, ma il risultato delle scelte dei governi degli ultimi anni».
FONTE: Roberto Ciccarelli, IL MANIFESTO
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