Caso Cucchi, manomessi i verbali dei carabinieri sul suo stato di salute
Le relazioni di servizio redatte dai carabinieri sullo stato di salute di Stefano Cucchi nelle ore immediatamente successive al suo arresto sono state modificate e per una c’è addirittura il sospetto che sia stata falsificata. Una manomissione della quale i vertici dell’Arma sarebbero stati a conoscenza ma sulla quale non sarebbe però mai stata aperta un’inchiesta.
La rivelazione arriva nel corso del processo bis per la morte del giovane geometra romano deceduto all’ospedale Pertini il 22 ottobre del 2009, sei giorni dopo essere stato arrestato per detenzione di stupefacenti. A parlare sono due militari dell’Arma, Gianluca Colicchio e Francesco Di Sano, estensori dei due verbali. Colicchio è il carabiniere presente nella caserma di Tor Sapienza al momento dell’arrivo di Cucchi il 16 ottobre di nove anni fa accompagnato dal personale della stazione Roma-Appia. «Trascorsi circa venti minuti – annota Colicchio – Cucchi suonava al campanello di servizio presente nella cella e dichiarava di avere forti dolori al capo, giramenti di testa, tremore e di soffrire di epilessia». La relazione ha lo stesso numero di computer di una seconda versione, decisamente più leggera, nella quale si spiega che «Cucchi dichiarava di soffrire di epilessia, manifestando uno stato di malessere generale verosimilmente attribuito al suo stato di tossicodipendenza e lamentandosi del freddo e della scomodità della branda in acciaio». Sentito dal pm Giovanni Musarò, il carabiniere ha riconosciuto la firma in calce ai due verbali, ma ha ammesso che la seconda versione non corrisponde al vero.
Stessa cosa per quanto riguarda le annotazioni firmate dal carabiniere Di Sano. Nella prima il militare scrive: «Alle 9.05 circa giungeva presso questa stazione personale della Casilina addetto ai ritiro del detenuto. Cucchi riferiva di avere dei dolori al costato e tremore dovuto al freddo e di non poter camminare, veniva comunque aiutato a salire le scale». Un verbale troppo dettagliato, stando a quanto riferito in aula da Di Sano, che per questo sarebbe stato invitato a modificarlo. La versione finale afferma che «Cucchi riferiva di essere dolorante alle ossa sia per la temperatura freddo/umida che per la rigidità della tavola del letto (privo di materasso e di cuscino) ove comunque aveva dormito per poco tempo, dolenzia accusata anche per la sua accentuata magrezza».
Da sottolineare, infine, quanto dichiarato nel 2009 ai magistrati dal carabiniere scelto Pietro Schirone secondo il quale «era chiaro che Cucchi era stato menato». Versione confermata ieri in aula da Schirone.
FONTE: IL MANIFESTO
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