Regno Unito e Francia sull’attenti per sostenere l’attacco di Trump alla Siria
La Turchia fa il mediatore. Navi, aerei e missili già pronti sul terreno
PARIGI. Air France ha l’ordine di cambiare le rotte per non passare più sui cieli siriani. È un’altra prova che l’intervento occidentale si sta avvicinando. Donald Trump e Emmanuel Macron si sono telefonati due volte dopo l’ultimo presunto attacco chimico contro la popolazione siriana, che i dirigenti dei paesi occidentali attribuiscono al regime di Damasco.
UN CONTATTO c’è anche stato tra Trump e Theresa May. Ma gli europei sono più prudenti di Trump, che però ieri in un secondo tweet mattutino ha attenuato un po’ la violenza del primo, dove annunciava direttamente alla Russia di «prepararsi» perché «i missili arrivano, belli nuovi intelligenti».
La Turchia si presenta come arbitro e esorta Usa e Russia di «smettere la rissa di strada». Dei ricercatori tedeschi parlano di «enorme segnale» in caso di intervento occidentale. Ieri, nessuna reazione dell’Eliseo.
LA VIGILIA, MACRON aveva precisato che «tra qualche giorno» ci sarà la risposta della Francia all’attacco chimico che ha violato la linea rossa dell’interdizione internazionale delle armi chimiche. Ma la Francia, che pure è pronta a passare oltre un voto di via libera dell’Onu (a causa del veto russo, Mosca ne ha già messi 12 dall’inizio della guerra in Siria 7 anni fa) non agirà senza gli Usa e la Gran Bretagna. Macron ha precisato che bisogna evitare «l’escalation nella regione» e ha come progetto di utilizzare l’appoggio all’intervento Usa per far pressioni su Trump sul rispetto dell’accordo sul nucleare iraniano, che il presidente Usa vuole denunciare: «In nessun caso le decisioni che prenderemo non sono destinate a colpire gli alleati del regime o ad attaccare qualcuno, ma solo a colpire le capacità chimiche in mano al regime».
IN FRANCIA non c’è bisogno di un voto parlamentare per agire. In Gran Bretagna la situazione è diversa, anche se i deputati Tory sostengono che contro le armi chimiche non c’è bisogno di un voto: nel 2013, era stato bocciato l’intervento contro Damasco voluto da Cameron, sempre per accuse di uso di armi chimiche (e la Francia di Hollande aveva dovuto fare marcia indietro, dopo la rinuncia anche di Obama). Nel 2015, con un voto sostenuto anche da parte del Labour, il parlamento britannico aveva invece approvato un intervento contro l’Isis. Un comunicato di Downing Street, ieri, ha specificato che ci sono «informazioni da precisare» sull’origine dell’attacco chimico alla Douma, dove secondo l’Oms almeno 500 persone sono ricoverate con sintomi di un misto tra cloro e agenti neuro-tossici.
LONDRA FRENA, i deputati non si riuniscono prima di lunedi’. In Francia, il primo ministro, Edouard Philippe, ha insistito sulla necessità di reagire, ma non ha precisato i tempi: «non c’è diplomazia credibile se tali atrocità non danno luogo a una reazione forte, unita, risoluta della comunità internazionale». Un sostegno chiaro all’intervento è venuto curiosamente da François Hollande, ancora bruciato dalla rinuncia di Omaba e Cameron nel 2013, mentre già aveva scaldato i motori: «non fare nulla sarebbe l’impunità e porterebbe il regime di Bachar al-Assad a continuare a massacrare la sua popolazione» (solo il Fronte nazionale è chiaramente contro, perché filo-russo). Francia e Gran Bretagna dovrebbero coordinare l’azione con gli Usa, che potrebbero intervenire come un anno fa a Khan Cheikoun, un attacco punitivo mirato.
La Gran Bretagna ha dei Tornado di base nel sud di Cipro, a Akrotiri. La Francia ha delle fregate nel Mediterraneo orientale, ognuna dotata di 16 missili, con una capacità di colpire fino a mille chilometri. Inoltre, ha degli aerei con base in Giordania. L’attacco sarà più probabilmente con dei missili tirati a distanza, non con degli aerei, perché lo spazio aereo siriano è controllato dal sistema S400 russo.
FONTE: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO
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