Francia: cresce la tensione nelle università, ancora sgomberi per la ZAD

Francia: cresce la tensione nelle università, ancora sgomberi per la ZAD

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PARIGI. Giornata di febbre alta ieri, a Notre-Dame-des-Landes (Nddl) e nelle università. Una vera e propria battaglia tra «zadisti» e gendarmi per il secondo giorno consecutivo, molto più violenta della vigilia. Ore di scontri, soprattutto all’alba, lacrimogeni rimandati al mittente con delle racchette da tennis, proiettili di ogni tipo, da una parte e dall’altra. Ci sono stati dieci gendarmi feriti e due zadisti, di cui uno grave. L’incomprensione è totale. I 2mila gendarmi, un’esagerazione di forze vista come una provocazione, hanno «sloggiato» 16 luoghi considerati degli squat. La giustificazione è che le persone che vivono e lavorano in questi luoghi – ieri al centro dello scontro c’erano la fattoria delle Fosses noires e quella dei 100 noms – non hanno presentato domanda alla Prefettura per poter continuare, come era previsto dagli accordi presi tre mesi fa, dopo la rinuncia dello stato a costruire l’aeroporto nella zona umida. La domanda non è stata presentata perché lo stato sui suoi terreni vuole dei contratti tipo «mezzadria» firmati con dei singoli, che una parte consistente degli occupanti storici ha accettato. Invece, gli occupanti più contestatori vogliono che venga riconosciuto un modo alternativo di vita, comunitario, che non rispetta le regole del capitalismo. Quindi dialogo tra sordi. E ricorso esagerato alla forza da parte del governo, che vuole farla finita con la zad (zone à défendre) di Nddl. A sostegno degli zadisti sono arrivati ieri giovani delle regioni vicine e si prevede l’arrivo di contestatori dall’estero.

In alcune università bloccate – una dozzina in tutto il paese – sono stati affissi cartelli con la scritta «zad». A Tolbiac, centro della protesta parigina, preferiscono invece «La Comune libera di Tolbiac», con dibattiti e conferenze. Ieri c’è stata una manifestazione tra la Sorbonne e Jussieu (facoltà scientifica che non è in agitazione, ma il sito è chiuso per ordine del rettore), la partecipazione è stata scarsa. Ma la protesta, che è partita contro Parcoursup, il nuovo sistema di iscrizione all’università accusato di essere selettivo, sta diventando più politica in senso largo del termine. Ritiro della legge «asilo-immigrazione», che sarà discussa all’Assemblée a giorni, «convergenza delle lotte» con i ferrovieri sempre in sciopero a singhiozzo (il prossimo round è per venerdì e sabato prossimi), ospedalieri ecc., in breve contro l’opera di «distruzione sociale» di cui è accusato Macron. L’obiettivo è rifare il Maggio ’68 nel 2018. La tensione cresce, perché sono iniziati o stanno iniziando gli esami «parziali» del secondo semestre (e il «recupero» per chi non ha passato tutti quelli del primo) e chi non riesce perde l’anno. Il movimento è ancora minoritario, ma 400 professori hanno firmato un appello di sostegno agli studenti, che contestano la selezione nascosta, che non farebbe che riprodurre ancora più di prima le condizioni di classe di partenza, in un paese dove l’ «ascensore sociale» sembra bloccato da anni e la riproduzione delle élite molto forte.

FONTE: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO



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